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CANTONE«Niente scuse, ora si pensi anche alla salute mentale»

22.08.22 - 06:30
Boom di persone in tilt per pandemia, guerra e crisi. L'appello di Lorenzo Folini, specialista in psichiatria.
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«Niente scuse, ora si pensi anche alla salute mentale»
Boom di persone in tilt per pandemia, guerra e crisi. L'appello di Lorenzo Folini, specialista in psichiatria.
«Lockdown e restrizioni portano a situazioni di sfinimento. Questa è una generazione che vive in un mondo frenetico. Difficile trovare punti fermi che permettano di rallentare».

ORSELINA - Lo aveva già evidenziato di recente l'Osservatorio svizzero della salute: con la pandemia (e con la guerra che torna in Europa e la conseguente crisi) i problemi psichici tra i giovani sono raddoppiati. L'infelice trend continua. Nelle ultime settimane sono stati diversi i ricoveri per attacchi di panico o crisi di ansia nelle varie strutture della Svizzera italiana. Lo conferma Lorenzo Folini, specialista in psichiatria presso la Clinica Santa Croce di Orselina, specializzata in salute mentale. «Durante questi due anni e mezzo si è giustamente badato molto all'aspetto della salute fisica, così come all'economia. Però...»

Però?
«Si sarebbe dovuto pensare di più anche agli aspetti psicologici della popolazione. Lockdown, restrizioni e negatività portano a situazioni di sfinimento mentale. In generale c'è tanta gente che non sta bene psicologicamente al momento. Ma a soffrire di più sono giovani e anziani, le due categorie più a rischio di isolamento. L'alienazione è stata davvero nociva». 

Il tema Covid è ancora presente...
«Qualsiasi cosa accada, adesso non ci si può più fare trovare impreparati dal punto di vista della tutela della salute mentale del cittadino. All'inizio ci poteva stare, il Covid era qualcosa di sconosciuto. Ora invece non abbiamo più scuse, l'emergenza va gestita anche a livello emotivo». 

C'è chi sostiene che siano in aumento attacchi di panico e di ansia. 
«Negli ultimi due anni si è assistito a un aumento di primi accessi ai servizi psichiatrici e psicologici di persone che fino ad allora non avevano mai sperimentato situazioni simili. Ci sono state tantissime richieste per situazioni acute».

Sono finite nel vortice anche persone "insospettabili"...
«Sì. Persone che funzionano bene sotto molti punti di vista e in molti contesti. A volte funzionano così bene a costo di sviluppare ansia o una costante paura di non farcela. In molti manca la consapevolezza».  

Qual è la situazione nella vostra clinica?
«La clinica ospita 85 persone al completo. Gli under 25 rappresentano almeno un quarto dei pazienti. È appena stato inaugurato un reparto apposito per i giovani, l'età delle prime crisi si sta abbassando, abbiamo pazienti anche di 14 anni». 

Cosa turba i pazienti e che sintomi hanno?
«Angoscia, paura, insicurezza. Per l'uomo medio europeo era appena finito un periodo sereno di qualche decennio. Gli stimoli di colpo sono diventati tutti stressanti. Il problema è che questa è una generazione molto dinamica, veloce, che vive in un mondo frenetico. Difficile quindi trovare comprensione e punti fermi che ti permettano di rallentare in un contesto del genere. È un ambiente che non è pronto. Lo si vede nei giovani: non sanno cosa sta succedendo, hanno necessità di buttare fuori ma non trovano valvole di sfogo. A volte cercando rifugio nell'alcol o negli stupefacenti». 

Qualche consiglio?
«Siamo in un'epoca in cui la parola psichiatra o psicologo non dovrebbe più fare paura. Chiedere aiuto è importantissimo. Così come è fondamentale non chiudersi in sé stessi. Forse a livello culturale dobbiamo fare un ulteriore passo verso un contesto meno giudicante». 

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