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BELLINZONALibretto di voto troppo complicato? Ci pensano i cittadini

22.05.23 - 17:26
Grazie a un progetto pilota, un opuscolo realizzato da cittadini ‘comuni’ sulla Legge sul Clima è in arrivo nelle case bellinzonesi
TiPress
Libretto di voto troppo complicato? Ci pensano i cittadini
Grazie a un progetto pilota, un opuscolo realizzato da cittadini ‘comuni’ sulla Legge sul Clima è in arrivo nelle case bellinzonesi

BELLINZONA - Venti cittadini, estratti a sorte tra tutti i residenti di Bellinzona, si sono chinati sulla Legge sul clima (in votazione popolare il 18 giugno), realizzando un rapporto che è stato ora spedito per posta alla popolazione della capitale.

Si tratta del progetto “Demoscan”, una collaborazione tra la Città di Bellinzona e l'Università di Ginevra per sperimentare, per la prima volta nella Svizzera italiana, un esercizio di democrazia diretta. Lo scopo? Incoraggiare la partecipazione dei cittadini alla vita politica e contrastare l'astensionismo.

«A differenza degli argomenti che possono essere trovati nei media, e che spesso riflettono posizioni di parte, il rapporto redatto da questo gruppo di cittadine e cittadini ‘comuni’, quindi non politici, fornisce una visione d'insieme, presentando le possibili conseguenze sia in caso dell’accettazione sia in caso del rifiuto della legge», ci spiega il prof. Nenad Stojanović (politologo e docente all’Università di Ginevra e responsabile del progetto), che insieme al Sindaco di Bellinzona Mario Branda ha presentato il rapporto. Ci sono quindi informazioni generali sulla legge in votazione, e argomenti ritenuti particolarmente pertinenti per votare a favore o contro la Legge. Il Forum di cittadini, tuttavia, non formula alcuna raccomandazione di voto.

Un'alternativa più semplice
Ma come mai questo progetto? Serve perché i cittadini non hanno più fiducia nelle autorità? «In generale sullo sfondo di questi Forum cittadini che vengono organizzati in sempre più Paesi democratici in Europa (Belgio, Germania, Francia...) c'è effettivamente una crescente sfiducia della popolazione verso il Governo. In Svizzera però questo aspetto è meno importante: in paragone ad altri Stati abbiamo dei livelli di fiducia relativamente alti nelle e nei nostri rappresentanti in politica».

Qual è il problema, da noi? «La particolarità della Svizzera è che abbiamo più possibilità per esprimerci, più votazioni e referendum. Il rovescio della medaglia è che per tante cittadine e cittadini è quasi troppo, ci sono troppe informazioni, quando ricevono l'opuscolo ufficiale non è che non si fidano, ma lo vedono come troppo pesante. Quindi nel contesto svizzero l'interesse è quello di facilitare il lavoro delle e degli aventi diritto di voto facendo arrivare loro un rapporto con un linguaggio più semplice dell'opuscolo ufficiale», chiarisce l'esperto. 

Qualcosa di simile alla proposta di easyvote per i più giovani. «Sì, ma in questo caso si tratta di un gruppo di cittadine e cittadini qualsiasi - uno specchio della società (vengono infatti selezionate e selezionati di modo che riflettano la popolazione secondo determinati criteri: età, sesso, livello di istruzione, posizionamento sull’asse sinistra-destra e frequenza di voto)».

«Speriamo diventi la prassi»
I partecipanti hanno valutato positivamente quest'esperienza, lo sguardo è però ora rivolto altrove. «Quello che stiamo cercando di capire è qual è l’impatto sul resto della popolazione. Per quello abbiamo fatto un sondaggio separato, i cui primi risultati mostrano che le persone che hanno ricevuto e letto il rapporto sono più intenzionate a recarsi alle urne il prossimo 18 giugno (rispetto a chi non l'ha ricevuto)». Dal voto si capirà qualcosa in più? «In realtà non potrà mostrare molto, visto che è segreto e che quel giorno ci sono in ballo altre votazioni federali e cantonali. Per capire se la partecipazione aumenti effettivamente grazie al Forum cittadino bisogna quindi passare da sondaggi specifici».

Dopo questa prima prova (la quarta, relativa a una votazione, a livello svizzero) si aspira a farne molte altre. L'auspicio del team è che questa sia «un'innovazione democratica che prima o poi diventi parte delle istituzioni e che venga svolta regolarmente». Anche perché «per chi vi ha preso parte è stata una specie di scuola di democrazia, e si spera che quest’esperienza abbia un effetto duraturo sulla sua partecipazione al voto» conclude Stojanovic. Realizzata in modo più frequente potrebbe quindi essere una bella boccata d'ossigeno per la democrazia.

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COMMENTI
 

Massim01 1 anno fa su tio
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357magum 1 anno fa su tio
Forse alla gente sfiduciata va data più trasparenza più lealtà più credibilità….. perché se la gente vota una cosa è il governo fa quello che vuole come accaduto e accadrà ancora ….non andrà più a votare

Cricchetto 1 anno fa su tio
evviva il fai da te!!!! bravi
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