Berna assottiglia le differenze sui guadagni degli originali, in favore dei generici. Simone Hinnen di curafutura: «Risparmiamo 60 milioni».
BELLINZONA - Bistrattati, poco promossi, guardati con scetticismo. E in alcuni casi anche poco spinti dai farmacisti. Adesso il Consiglio federale sembra davvero intenzionato a sostenere il mercato dei farmaci generici. Simone Hinnen, portavoce di curafutura, associazione mantello che raggruppa diverse casse malati, è soddisfatta.
Vendere farmaci generici finora non conveniva al farmacista.
«Effettivamente il farmacista aveva un margine di guadagno più alto sul medicamento che costa di più. Spesso si trattava di originali. Di conseguenza il farmacista era più stimolato a vendere quelli».
Perché questa situazione ambigua?
«Questione di mercato. I generici sono medicamenti equivalenti. Ma che costano meno poiché sono stati replicati sulla base dei preparati originali. Questo può portare a una concorrenza più forte. E a margini di utili più bassi per l'industria farmaceutica».
Intanto a perderci sono il paziente e la relativa cassa malati…
«Con la riforma appena entrata in vigore le differenze sui margini per i vari medicamenti, originali e generici, si sono finalmente assottigliate. L’incentivo a vendere il farmaco più caro non c’è più. Di conseguenza il generico avrà finalmente la priorità. A beneficiarne saranno gli assicurati».
Sembra una vera svolta. Quanto si risparmierà?
«L’adeguamento ridurrà da subito i costi di 60 milioni di franchi all’anno. E consentirà un risparmio a lungo termine di diverse centinaia di milioni. Si tratta di un miglioramento netto del sistema».
Questo provvedimento comunque non sarà sufficiente a salvare la baracca.
«Vero. Serviranno altre misure complementari per contenere l’esplosione dei costi. Però è un tassello importante».
C’è anche un discorso psicologico. Il consumatore medio quando è in farmacia ha ancora diffidenza nel generico.
«Si, ma non ha senso. I generici sono equivalenti a un medicamento originale e devono soddisfare rigorosi standard di qualità. Il problema è che ci fidiamo di più di ciò che conosciamo; e i medicamenti originali sono spesso più pubblicizzati. Ora però c’è decisamente più consapevolezza. È anche responsabilità di ognuno di noi chiedere al medico o al farmacista un medicamento generico e contribuire così alla riduzione dei costi».
La Svizzera, rispetto ad altre nazioni, sembra avere un gap piuttosto grande da colmare in materia.
«Secondo i nostri calcoli il mercato dei generici in Svizzera rappresenta solo il 16% in termini di fatturato. E il 32% in termini di volume. Si tratta di una percentuale molto più bassa rispetto ad altri Paesi. Abbiamo molto da recuperare».
Ogni modifica in ambito di contenimento dei costi sanitari comporta tempi lunghissimi. La politica ha troppi interessi in ballo?
«Esatto. E nella situazione specifica bisogna dire che i farmaci originali sono protetti da brevetti. Questi brevetti vietano ai produttori di generici di realizzare farmaci equivalenti per un certo periodo di tempo. Le aziende che producono farmaci originali hanno interesse a vendere i loro prodotti in esclusiva il più a lungo possibile».