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LAVIZZARADopo la catastrofe: cronaca di un'alba surreale

30.06.24 - 20:01
Acqua ed elicotteri ovunque, telefoni ko. Il racconto di chi nella notte era a Peccia.
Tio/20Minuti
Dopo la catastrofe: cronaca di un'alba surreale
Acqua ed elicotteri ovunque, telefoni ko. Il racconto di chi nella notte era a Peccia.

LAVIZZARA - Peccia, ore 5 di domenica mattina. Il rumore del fiume ingrossato racconta solo in parte la notte drammatica vissuta dalla Lavizzara. Un elicottero va verso la località di Piano di Peccia, dove diverse persone sono isolate.

È l'incipit di una storia triste. Quella di un nubifragio abbattutosi senza pietà su una valle stupenda. E ora si contano i danni. Enormi.

Il telefonino non va. Impossibile ogni tipo di comunicazione. L'ultimo SMS mandato a una persona (e consegnato) segna le 2.20 di notte. Poi il silenzio surreale. Anche la corrente elettrica se n'è andata.

Sono le 8. La situazione è confusa. Alcuni uomini provenienti a piedi dal Piano di Peccia riportano di disastri imponenti. Pare non ci siano morti. E questa è una bella notizia. Ma il condizionale è d'obbligo. L'altra bella notizia è legata alla solidarietà della gente del posto.

Al ristorante Medici tutti si mettono a disposizione di chi si trova in valle per attività ricreative o per turismo. Tutti vogliono fare qualcosa, rendersi utili. In primis la gerente. Un signore porta un generatore. E con la sua manualità lo accende in un attimo. Almeno c'è corrente per le cose di base, ad esempio per preparare un caffè.

C'è una signora toscana che ha pernottato lì. È confusa, non conosce la zona. Ma si chiede come stia sua figlia che alloggia nella regione e con cui avrebbe dovuto trovarsi in mattinata.

In pianura non si scende. Viene detto subito. In particolare perché il ponte di Visletto è caduto, isolando Cevio e l'intera alta Valle Maggia.

Volano elicotteri. Ovunque. È un ronzare continuo. Pare si sia rotto anche il bacino dell'acqua potabile. Dai rubinetti non esce più nulla.

Al ristorante Medici c'è anche un attore. Guarda il cielo ed è spaesato. Lunedì avrebbe dovuto iniziare le riprese di un film ambientato proprio in Lavizzara. I suoi compagni alloggiati a Prato Sornico sembra siano stati evacuati. Lui guarda il telefonino che non dà segnale e scuote la testa. Istantanea di un momento sconfortante.

Anche se poi il vero sconforto piomba addosso scendendo a Prato Sornico. Detriti ovunque. Una montagna, letteralmente. E la pista di ghiaccio terribilmente danneggiata. Sventrata.

La "terra promessa" è Cevio. Si cerca di raggiungerla in qualche modo. A piedi. Addirittura in bicicletta. Anche se pompieri e soccorritori lo sconsigliano. I soccorsi ufficialmente arrivano per via aerea. Ma ci sono delle priorità. Bisogna attendere. In tanti vorrebbero dare notizie a famigliari e affetti. Ma non si può. Ci riesce solo chi raggiunge Cevio in qualche maniera. E qualcuno lo fa anche. Portando con sé una lista di contatti di famigliari legati alle persone isolate. Bisogna riferire a chi in questo momento è nel resto del mondo che quelle persone stanno bene.

A Cevio la gente è gentile. Si incontra la sindaca Wanda Dadò visibilmente toccata nell'anima. I pompieri registrano le persone. Fanno l'appello. Poi ci si mette in coda su un pulmino navetta che dal centro scolastico porta al ponte di Visletto. Si attraversa la passerella ciclopedonale a piedi. In silenzio. Scortati dalla polizia. Si tocca terra dall'altra parte e arriva il magone. Il resto è il presente.

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