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Fiato sospeso alla diga: il video Dietro le quinte del Red Bull Dual Ascent. Una ventina di star internazionali si arrampicano lungo la parete del bacino.
VERZASCA - Affacciata alla ringhiera della diga incontriamo Camille, la "morosa" di un atleta francese. Ci dice che il suo compagno ci metterà più di un'ora a risalire lungo la parete della diga della Verzasca. L'attesa potrebbe durare addirittura 90 minuti, tempo massimo a disposizione per gli sportivi in gara.
A caccia della finalissima – Ma il lato romantico per ora lasciamolo da parte. Qui si parla di arrampicata. Di dieci squadre internazionali che si stanno giocando la terza edizione del Red Bull Dual Ascent. Dopo la fase eliminatoria, ne resteranno solo quattro che poi si contenderanno la finalissima nel weekend. L'evento sarà trasmesso in diretta su diverse televisioni europee e non solo.
Elogio al Ticino – Ogni team è rigorosamente composto da un maschio e da una femmina. A fare stato è la velocità e la tecnica con cui sarà completata l'arrampicata dal duo. La gara da un certo punto di vista elogia il Ticino. Due anni fa infatti Red Bull ha scelto la diga della Verzasca con cognizione di causa. Per le caratteristiche dell'impianto e per la spettacolarità del luogo.
«Il turismo ne beneficia» – Claudio Scettrini, municipale del Comune di Verzasca, è orgoglioso. «Secondo gli organizzatori è vincente anche la vicinanza ai centri abitati. In particolare all'area di Locarno. Il turismo ne beneficia. Da due mesi tra Ascona, Locarno, Gordola, Tenero e Vogorno girano personaggi legati alla Red Bull che pernottano e consumano. Questo è l'ultimo anno. Il contratto era valido per tre anni. Il futuro? Si vedrà».
Che atleti! – Tra gli atleti presenti spiccano lo spagnolo Alberto Gines Lopez, campione olimpico a Tokyo. Oppure gli austriaci Jessica Pilz e Jakob Schubert, reduci da un terzo posto alle Olimpiadi di Parigi. In gara anche due team elvetici: quello di Andrea Kumin e Sascha Lehmann e quello di Katherine Choong e Nils Favre.
Quel sano nervosismo – Merita una citazione anche un'altra atleta rossocrociata, Petra Klinger che gareggia in copia col francese Louna Ladevant. «Sono un po' nervosa», ammette la stessa Petra sorridente prima di cimentarsi con l'arrampicata valida per le qualificazioni alle semifinali.
Alcune centinaia di spettatori in arrivo – Sull'arco dei quattro giorni di gare si prevede l'arrivo di alcune centinaia di spettatori. Diversi sono già arrivati. Tra questi ecco due ragazze provenienti dalla Svizzera centrale. Seguono l'evento da uno schermo. «Siamo due appassionate di arrampicata. Ma non siamo di certo ai livelli di questi professionisti», ironizza una delle due.
«Quando si arriva in cima si è cotti» – A pochi metri ci imbattiamo in due atlete con disabilità. A prendere parola è l'italiana Lucia Capovilla. «A me manca un braccio e alla mia collega americana manca una gamba. Stiamo seguendo le competizioni. Tecnicamente questi 147 metri di risalita rappresentano una figata. Ci vuole tanta resistenza. Quando si arriva in cima si è cotti». «È una gara molto selvaggia, wild», irrompe l'amica americana di Lucia.
Angeli custodi – Presente sul posto anche Andres Maggini, soccorritore dell'ambulanza e capo colonna del Soccorso Alpino Svizzero del Locarnese. «In tre anni non si sono mai verificati grossi incidenti – spiega –. Però durante l'ascesa può capitare che un atleta subisca una distorsione o uno strappo muscolare. Generalmente sono tutti preparatissimi. Noi in ogni caso ci siamo».
La signora con le vertigini – Chiusura con la signora Quentin. È una turista di passaggio. Viene dalla Francia. Ci confida di soffrire anche di vertigini. «Ma è così affascinante questa gara che ho deciso di seguirla almeno per un po'», sorride.
