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CANTONEPestaggio alla Rotonda: «È stata legittima difesa. Lui aveva detto “Vi squarcio”»

18.04.23 - 12:17
La difesa chiede l'assoluzione del 23enne e del 30enne accusati di tentato omicidio intenzionale per aver picchiato un rifugiato srilankese.
Screenshot video
Pestaggio alla Rotonda: «È stata legittima difesa. Lui aveva detto “Vi squarcio”»
La difesa chiede l'assoluzione del 23enne e del 30enne accusati di tentato omicidio intenzionale per aver picchiato un rifugiato srilankese.

LUGANO - Si riapre oggi il processo sul pestaggio avvenuto nella notte tra il 7 e l'8 ottobre scorso alla Rotonda di Locarno, quando quattro giovani hanno preso a pugni, calci, sassate e colpi di skateboard un asilante srilankese che li aveva minacciati con un coltello. E la parola passa alla difesa. 

«Le intenzioni dello srilankese erano chiare» - «La lettura data dall'accusa del video circolato sui social media è sbagliata. Raffigura infatti solo l'ultima parte di quanto accaduto», esordisce l'avvocato Pascal Cattaneo, difensore del 23enne italiano accusato di tentato omicidio, sottolineando come «il fatto che lo srilankese girasse con un coltello di importanti dimensioni già dà un indizio di quali fossero le sue intenzioni». Nonostante ciò, sottolinea, il gruppo non aveva intenzione di ricorrere alla violenza: «Non hanno accettato la sfida da lui lanciata, non hanno accolto lo scontro, al contrario gli hanno ripetutamente urlato di allontanarsi prima di passare all'autodifesa».

«Nessun colpo alla testa» - I rilievi medici del Servizio ambulanza Locarnese e Valli (SALVA), della Clinica Santa Chiara, e dall'Ospedale di Lucerna «dimostrano inoltre, vista l'assenza di lesioni o traumi in questa zona, che l'uomo non è mai stato colpito alla testa», sostiene Cattaneo, «lo srilankese lamentava infatti unicamente dolori al torace e alla spalla». I colpi sferrati dagli imputati «non hanno colpito né la testa, né il volto, né il cuore, perciò non sono idonei al reato di tentato omicidio». Per la difesa non sussiste poi neanche il reato di tentate lesioni gravi «perché il rifugiato 26enne non ha riportato danni a lungo termine».

«Vero», continua l'avvocato riferendosi all'agire del gruppo, «sarebbe stato meglio chiamare la polizia, e questo gli imputati lo riconoscono, ma non sarebbe mai arrivata in tempo per fermare lo srilankese che brandiva il coltello. E comunque non averla chiamata e aver optato per l'autodifesa non costituisce un reato». La difesa chiede dunque l'assoluzione del 23enne. 

«Problemi psichiatrici e dipendenze» - «Lo srilankese è stato fermato dalla polizia in quattro occasioni, e in ognuna di queste portava con sé un coltello da cucina», sottolinea dal canto suo l'avvocato Giuseppe Gianella, che ha chiesto l'assoluzione del secondo giovane accusato di tentato omicidio, il 30enne italiano residente nel Locarnese. «Quell'uomo soffre di problemi psichiatrici, ha problemi di droga e alcol e non ha mai voluto essere curato di sua spontanea volontà. Inoltre presenta un alto rischio di recidiva». Che credibilità può avere, dunque, questa persona?, chiede la difesa. Risposta: «Nessuna». 

Gianella contestualizza poi spiegando il concetto di legittima difesa: «Se qualcuno viene aggredito senza giustificazione, la persona aggredita ha diritto a rispondere all'attacco in maniera adeguata alle circostanze. L'aggredito non deve aspettare che sia troppo tardi per difendersi, ci dice la legge, ma ci devono essere segni evidenti di pericolo. Gli atti devono poi essere intrapresi a scopo di difesa, dunque non con volontà di vendetta, e devono essere proporzionali alla gravità dell'attacco. Se una persona eccede nell'autodifesa, va invece valutato caso per caso se l'eccitazione o lo sgomento emersi nella situazione possano scusare questo eccesso».

«Reazioni proporzionali» - Lo srilankese è più volte stato scacciato e allontanato dal gruppo, sottolinea poi Gianella, ma lui non se ne è mai andato e li minacciava da lontano con frasi intimidatorie come «venite che vi squarcio». Il rifugiato «ha usato il coltello dopo aver dimostrato che intendeva cercare lo scontro in tutti i casi e dopo che aveva più volte annunciato verbalmente la sua volontà di usarlo», evidenzia la difesa. I segni di pericolo, dunque, «c'erano». Anche la proporzionalità, per Gianella, sarebbe stata mantenuta: «Lo srilankese non è mai stato colpito alla testa e non è mai stato in pericolo di vita».

Le ipotesi di reato e le richieste di pena
Due degli imputati, il 30enne italiano e il 23enne italiano, sono accusati di tentato omicidio intenzionale, mentre gli altri due giovani sono accusati uno di tentate lesioni gravi e l'altro di tentate lesioni semplici con oggetto pericoloso. Tutti devono poi rispondere dei reati di rissa, omissione di soccorso e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. Il rifugiato srilankese, lo ricordiamo, dovrà rispondere, in separata sede, di tentato omicidio. 

Ieri l'accusa ha chiesto quattro anni e sei mesi di detenzione per il 23enne e il 30enne, entrambi italiani. Per loro è stata anche chiesta anche l'espulsione dalla Svizzera per otto anni. Richiesti invece due anni sospesi condizionalmente per il 28enne svizzero e nove mesi sospesi per l'altro 23enne italiano, gemello del primo imputato.

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