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«Lui pensa al suo futuro, ma mia sorella un futuro non ce l'ha più» Dopo la sentenza parlano le sorelle della 17enne che ha perso la vita nel tragico incidente di Grancia.
LUGANO - Tre anni e mezzo di carcere per omicidio colposo. È questa la condanna decisa oggi alle Assise criminali di Lugano per il 23enne portoghese che il 12 febbraio 2021 a Grancia causò, con la sua guida sregolata, un incidente che costò la vita a una 17enne. L'accusa puntava però a una condanna per omicidio intenzionale per dolo eventuale e a cinque anni e mezzo di detenzione. E ora parla la famiglia della vittima.
«No, non siamo soddisfatti della sentenza», dice a Tio/20minuti la sorella più grande. «Questo ragazzo ha un ego smisurato e io credo che non abbia ancora capito la gravità di quello che ha fatto. Non penso quindi che tre anni di carcere possano bastargli, ma accettiamo la sentenza sperando che non faccia appello».
«A livello umano può dispiacere per lui», aggiunge, «ma noi non possiamo pensare al suo dispiacere, dobbiamo pensare a elaborare la nostra perdita, che lui ha causato». E, in riferimento agli studi universitari dell'imputato, sollevati in più occasioni sia da lui che dalla difesa: «Si preoccupa molto per il suo futuro, ma quello che dobbiamo ricordarci è che mia sorella un futuro non ce l'ha più».
«Noi come famiglia non pensiamo al ragazzo, non ho rabbia verso di lui», dichiara una seconda sorella. «Un pezzo di cuore ormai non ce l'abbiamo più e pensiamo solo alla mancanza di nostra sorella. Sì, lui è il carnefice, ma ad oggi è difficile per noi scagliarci contro un ragazzo così giovane. Vediamo che non ha i mezzi per affrontare ciò che sta affrontando e che non ha avuto i mezzi nemmeno per fare delle scuse sincere. Deve ancora maturare tanto».
