Ecco i passaggi principali del decreto di non luogo con cui il Procuratore generale Andrea Pagani ha rigettato la querela dei quattro quinti del governo contro il deputato dell’Mps
LUGANO - C'è un passaggio fondamentale nel decreto di non luogo a procedere con cui il nuovo Pg Andrea Pagani ha rigettato le denunce dei quattro quinti del governo contro il deputato dell’Mps Matteo Pronzini. Ed è questo: «Contrariamente a quanto i denuncianti hanno sostenuto con la denuncia/querela del 5 settembre 2018 qui in esame, Matteo Pronzini con il suo esposto del 27 agosto non ha riproposto una denuncia basata sui fatti oggetto dei due decreti d’abbandono dell’ex Procuratore generale, bensì su fatti successivi agli stessi».
Quando Pronzini ha chiesto se la “situazione di illegalità” legata in particolare agli indennizzi dei costi di telefonia configurasse il reato di abuso d’autorità, il deputato non sollevava dunque una questione già chiusa e archiviata. No, scrive il Pg nel decreto, dal momento che la denuncia di Pronzini era basata su fatti successivi, ossia «sulla percezione di rimborsi per le spese di telefonia dal marzo 2018 in poi “senza valido titolo”». E qui è la retromarcia dei ministri a dimostrare come al momento dell’esposto di Pronzini la questione era ancora aperta per gli stessi quattro quinti dei consiglieri di Stato (eccezion fatta per Manuele Bertoli che al forfait di 300 franchi mensili per il telefonino aveva già rinunciato): «Tant’è che il Consiglio di Stato - si legge nel decreto firmato ieri - con nota a protocollo del 19 settembre ha deciso di incaricare l’Ufficio degli stipendi e delle assicurazioni, a partire dal mese di settembre 2018, di elaborare i conteggi di salario dei membri del Governo Beltraminelli, Gobbi, Vitta e Zali, escludendo qualsivoglia rimborso delle spese telefoniche».
Fatti che hanno spinto il Pg Pagani a concludere che Pronzini, nella sua segnalazione del 27 agosto, «non ha agito con dolo diretto come invece i reati in ipotesi impongono». I quattro quindi del governo (tranne Bertoli) avevano denunciato il 5 settembre scorso il deputato per calunnia e denuncia mendace, sostenendo che Pronzini nella sua «sconnessa tesi» era «perfettamente a conoscenza dei due decreti d’abbandono e perciò dell’innocenza dei consiglieri di Stato». Il decreto d’abbandono, oltre a riferire della archiviazione della stessa segnalazione del 27 agosto con altrettanti non luogo a procedere, contiene anche una raccomandazione allo stesso deputato Mps: «Lo scrivente magistrato non può tuttavia non invitare il denunciato ad approfondire in futuro anche in diritto (se del caso tramite i servizi di un legale) i fatti che intende segnalare prima di investire il Ministero Pubblico con esposti che mettono in luce problematiche di natura amministrativa senza rilevanza penale». Chissà se avrà rivolto lo stesso invito anche ai quattro ministri?