Il Tribunale del Cairo ha condannato sei giovani donne con l'accusa di aver violato i «valori familiari»
IL CAIRO - Due anni di carcere, più una multa di quasi 16'000 euro ciascuna: è questo il verdetto emesso all'inizio di questa settimana da un tribunale del Cairo nei confronti di due giovani donne egiziane per aver fatto dei video su TikTok. L'accusa: «violazione dei valori familiari».
Altre tre giovani donne sono state condannate l'altro ieri a due anni di carcere per lo stesso motivo, e infine, ieri un'altra donna è stata multata e condannata a tre anni di reclusione sempre per aver violato la «morale pubblica» con i propri video TikTok.
È il più recente episodio di una lunga guerra culturale che sta avendo luogo in Egitto, nella quale il comportamento delle donne (e l'utilizzo dei social media) è perennemente sotto la lente d'ingrandimento. Anche tre uomini, giudicati colpevoli di aver aiutato alcun delle donne a realizzare e pubblicare i video, hanno ricevuto la stessa sentenza.
Le condanne di questa settimana sono state le prime relative a una serie di almeno nove arresti che hanno avuto luogo da aprile. Si tratta di giovani donne egiziane che sono diventate popolari su TikTok, la nota applicazione di video musicali.
Nelle loro sentenze, i giudici hanno accusato le imputate di aver pubblicato video di danza «indecenti», che violano i valori familiari, e che invitano alla «scostumatezza». Secondo la dichiarazione dell'accusa, i video delle giovani incoraggiano inoltre la tratta di esseri umani.
Gli attivisti locali hanno definito la sentenza «oltraggiosa, un attacco alle libertà civili», ha spiegato Vanessa Ullrich, un'esperta di diritti umani di Amnesty International. «La sentenza mostra come le autorità egiziane usino accuse inventate e vaghe come «violazione dei valori familiari» e «incitamento alla scostumatezza» contro le donne che hanno il potenziale di influenzare altre ragazze, questo per controllare le piattaforme online e per rafforzare i sistemi sociali e legali patriarcali», ha detto Ullrich al portale tedesco DW.
Numerose persone in diverse parti del mondo hanno protestato online contro il verdetto, ed è stato lanciato un appello, sia in arabo che in inglese, sulla piattaforma di petizione Change.org. «Temiamo e ci preoccupiamo per questa repressione sistematica che si rivolge alle donne con un basso reddito», si legge nella petizione, «viene loro negato il diritto di disporre del proprio corpo, di vestirsi liberamente e di esprimersi».
I social media sono uno spazio molto contestato in Egitto, dove il Governo esercita uno stretto controllo su ciò che viene pubblicato. Numerosi egiziani sono infatti stati incarcerati per determinati post su Twitter e Facebook ritenuti critici nei confronti del governo, o del presidente Abdel Fattah el-Sisi, e almeno cinquecento siti web di notizie sono stati recentemente bloccati.