Londra allenta le restrizioni. Ma per la comunità scientifica la riapertura arriva in un momento ancora troppo delicato
La prima fase degli allentamenti prevede la riapertura di pub e ristoranti (all'esterno), negozi non essenziali, palestre, biblioteche e parrucchieri.
LONDRA - È vigilia di riaperture per il Regno Unito. Da domani, i cittadini britannici potranno tornare nei ristoranti e nei pub - che potranno servire i propri clienti all'aperto - così come nei negozi cosiddetti "non essenziali", nelle palestre, nelle biblioteche e dal parrucchiere.
Si tratta del primo passo previsto dalla "roadmap" del governo Johnson, che ha già cerchiato sul calendario anche le date per le prossime tappe: il 17 di maggio e il 21 di giugno. Un primo passo che però viene considerato troppo azzardato da alcuni esponenti della comunità scientifica d'oltremanica. La campagna vaccinale nel Regno Unito avanza, con il 47% della popolazione - secondo le cifre del sito "Our World in Data", aggiornate all'8 aprile scorso - che ha già ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid-19. Sull'altro piatto della bilancia, ed è questo che fa pressing sull'apprensione degli esperti, ci sono però alcuni focolai locali che presentano un'incidenza di casi nettamente superiore a quella nazionale.
In 28 aree - scrive oggi l'Observer - quei 30.7 casi ogni 100'000 abitanti diventano il doppio. In altre cinque siamo al triplo. «Ci sono aree nel West Yorkshire, nella Black Country e in altre regioni ancora che hanno ancora alti tassi di infezioni. E tuttavia, molte persone non possono permettersi l'auto-isolamento», ha spiegato il professor Stephen Griffin, della medical school dell'Università di Leeds. «Si deve affrontare la questione urgentemente o il virus tornerà di nuovo». Da qui l'indice puntato contro Londra e il governo Johnson, reo di essere venuto meno alla promessa di seguire «i dati e non le date».