Un documento trapelato ieri aveva alzato un gran polverone. La Santa Sede: «Le discriminazioni non si combattono così»
BRUXELLES - A fine dicembre, quando lo staff della Commissione Ue saluterà ospiti e giornalisti prima di rivedersi nel 2022, potrà anche dire «buon Natale». L'esecutivo europeo, dopo averci pensato una notte, ha ritirato le linee guida sulla comunicazione appena varate che invitavano, tra le altre cose, a evitare riferimenti al Natale e ad augurare piuttosto «buone Feste».
«Lo scopo era illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione. Tuttavia, la versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo», ha annunciato Helena Dalli, commissaria all'Uguaglianza che aveva patrocinato l'iniziativa. E il suo gesto, oltre a far tirare un sospiro di sollievo ai cattolici europei, ha innescato l'esultanza di tutto il centrodestra italiano.
La bufera che si è abbattuta sulle nuove linee guida non era circoscritta solo a Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia (Fdi). In mattinata anche il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, era stato critico. «Chi va contro la realtà si mette in serio pericolo. Questa non è certamente la strada per combattere le discriminazioni», erano state le parole del porporato. Eppure, non è certo contro la Chiesta cattolica che la Commissione intendeva andare. Ma qualcosa, a Palazzo Berlaymont, è andato storto. Innanzitutto, come ha sottolineato il portavoce della Commissione Eric Mamer nel briefing quotidiano, si trattava di un documento interno, focalizzato sul linguaggio da utilizzare, senza alcun valore legale o implicazione per gli Stati membri. Solo che una manciata di ore dopo che erano state limate, le linee guida hanno varcato i confini della sede della Commissione.
Inoltre qualcosa sembrerebbe essere uscito dai binari nella scrittura stessa del testo. «Forse gli esempi potevano essere migliori», hanno ammesso dalla Commissione. «L'obiettivo era riflettere le diversità che abitano l'Ue, ma deve essere fatto nel modo giusto», ha chiosato lo stesso Mamer. Con un non detto: gli inviti a non usare nomi tipici di una religione o l'esempio messo nero su bianco sul Natale - in cui si consigliava di sostituire la frase "i giorni di Natale sono stressanti" con un più generico "le festività sono stressanti" - si sono rilevati un boomerang. Forse, a Bruxelles, non si aspettavano neanche tutta questa eco. Ma l'eco c'è stata eccome. E non solo nel dibattito politico italiano ma anche sui social e al Parlamento Ue. «Abbiamo fatto parecchio rumore ieri, alla fine Ursula von der Leyen ha deciso di chiudere questo capitolo», ha esultato l'europarlamentare e coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani, al quale subito si è affiancata la soddisfazione di Lega e FdI.