Cerca e trova immobili

UCRAINAOperazione Valchiria: uccidere il tiranno Putin

09.03.22 - 06:00
Ci hanno provato con Hitler, con Mussolini e con Fidel Castro.
AFP
Operazione Valchiria: uccidere il tiranno Putin
Ci hanno provato con Hitler, con Mussolini e con Fidel Castro.
Tentare di uccidere un capo di Stato tiranno è sempre stato una magnifica ossessione, andata però sempre a vuoto.

KIEV - Uccidere Vladimir Putin per fermare la guerra. Non è solo un’idea che circola in rete o in qualche ambiente cospirazionista. A dirlo è stato senza mezzi termini il ministro del Lussemburgo, Jean Asselborn in un’intervista a Radio 100,7. Il capo della diplomazia lussemburghese è stato il primo a parlare apertamente di eliminare il leader del Cremlino e non sono mancate le polemiche.

Se l’indole violenta dell’uomo lo porta a bramare la conquista e il potere è altrettanto vero che nel corso dei secoli il destino dei dittatori è quello di doversi guardare dall’ombra che il potere proietta alle loro spalle: il tirannicidio.

“Sic semper tyrannis!” sono le parole attribuite a Bruto nel momento in cui uccideva Cesare. Perché, «se la tirannia è una costante dell’esperienza politica, da Cesare a Gheddafi, da Hitler a Mussolini, da Ipparco a Luigi XVI – lo sarà sempre anche la necessità di rovesciarla» scrive Aldo Andrea Cassi.

La vita blindata di Hitler - Tra i più grandi tiranni della storia c’è sicuramente Adolf Hitler. Il Fuhrer fu uno dei primi che si servì per i suoi spostamenti di vetture blindate, di aerei gelosamente sorvegliati sino al momento della partenza, e di corpi speciali, composti da fedeli pronti a sacrificarsi per la sua sicurezza. E dire che fu proprio uno svizzero, Maurice Bavaud, studente nativo di Neuchatel, il primo che pensò di ucciderlo. Aveva acquistato una pistola di piccolo calibro a Basilea e cercò a partire dal 1938 più volte un’occasione perché Hitler gli capitasse a tiro, durante una parata o un’udienza. Non andò nemmeno vicino al suo intento, arrestato per futili motivi, confessò il suo disegno e dopo anni di prigionia condannato a morte nel ’41. Tra i tanti attentati a Hitler, il più celebre - tanto da ispirare un film omonimo, "Operazione Valchiria" con Tom Cruise - risale al 20 luglio 1944 alla “tana del Lupo” dove il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg riuscì sì a far esplodere una bomba ma solo ferendo lievemente il Fuhrer.

Mussolini scampato a quattro attentati - Sarebbero almeno quattro gli attentati a cui sarebbe scampato Benito Mussolini. Tito Zaniboni, veterano della Prima guerra mondiale; Violet Gibson lady irlandese; Gino Lucetti impavido anarchico e Anteo Zamboni di soli sedici anni attentarono alla vita del Duce, come loro fallirono poi gli anarchici Michele Schirru e Angelo Pellegrino Sbardellotto, condannati a morte per fucilazione.

E che dire di Fidel Castro che nel ’75 aveva fatto pervenire al senatore americano George McGovern una lista con 24 tentativi di assassinio nei suoi confronti. Il leader cubano accusava la CIA di esserne all’origine. Un numero che negli anni è aumentato di molto. In un documentario del 2006, si elencavano fino a 638 progetti di attentati contro il leader cubano.

Svelò di aver parlato di questo “rischio” con Castro lo stesso Putin nell’intervista-documentario con Oliver Stone in cui ammise di essere scampato ad almeno cinque attentati e di vivere questo pericolo con una massima russa: «Chi è destinato a essere impiccato, non morirà annegato».

Ma se da un lato l’uccisione di un tiranno o dittatore che dir si voglia può sembrare la fine di un incubo, quasi sempre, il day after può essere altrettanto difficile. La storia, quella recente, dell’Iraq del dopo Saddam Hussein, della Libia del dopo Gheddafi e dell’Afghanistan del dopo Bin Laden, è piena di guerre civili e disordini. Del resto, ricordano le cronache romane, «tutti e 23 i congiurati che assassinarono Cesare perirono, o suicidi o ammazzati». La guerra civile si dipanò in una lotta crudele e fratricida e durò quindici anni. La storia si ripete.

Putin inaccessibile, e spunta pure una taglia

Taglia da un milione di dollari sulla testa di Vladimir Putin. A offrirla è stato un imprenditore russo residente negli Stati Uniti, Alex Konanykhin, con un post su Facebook con tanto di foto del leader russo e la classica dicitura “wanted” che fa tanto Far West, anzi Est.

Putin e la sua sicurezza sono un argomento ciclico specie in questo momento. Non è facile arrivare a lui. L’UST (Federalnaja sluschba ochrany), è il servizio di guardia federale responsabile della protezione del presidente. Le guardie del corpo di Putin devono avere meno di 35 anni, altezza da 175 a 190 cm, peso da 75 a 90 kg, ben allenate nel fisico e con le armi. Sono dotate di pistole Gurza da 9 mm, che sparano fino a 40 proiettili al minuto e possono penetrare anche i giubbotti antiproiettile. Inoltre ogni movimento di Putin viene preceduto da una capillare indagine dell’intelligence. Non si sa se vengano utilizzati sosia, in passato Putin ha smentito questa possibilità.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE