La Procura di Milano dà parere negativo alla richiesta della difesa. L'FBI alla Corte d'appello di Milano: «È un soggetto pericoloso»
MILANO/WASHINGTON - L'ingegnere svizzero-iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, accusato dall'FBI di fornire tecnologie (vietate) per la costruzione di droni al regime di Teheran, per la Procura di Milano deve continuare a rimanere in carcere.
Con questo parere viene respinta la richiesta della difesa per una concessione degli arresti domiciliari. Il 38enne era stato fermato all'aeroporto di Malpensa dalla Digos il 16 dicembre scorso. Su di lui spiccava un mandato di arresto internazionale emesso dall'FBI.
E proprio il corpo di Polizia federale investigativa del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aveva fatto recapitare qualche giorno fa alla Corte d'Appello di Milano - cui adesso spetta l'ultima parola - un documento in cui affermava la pericolosità del tecnico iraniano con passaporto elvetico.
«È un soggetto pericoloso e per lui è necessaria la detenzione in carcere» era stato sottolineato.
L'atto, di quattro pagine, era stato inviato per via diplomatica pochi giorni dopo l'arresto del 38enne iraniano, quindi prima dell'istanza con cui il difensore, l'avvocato Alfredo de Francesco, avrebbe chiesto i domiciliari.
Nelle motivazioni del diniego alla carcerazione domiciliare formulato dalla procuratrice Francesca Nanni , viene specificato - come riporta il Corriere della Sera - che la «messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del consolato dell'Iran unitamente a eventuali divieti di espatrio e all'obbligo di firma non costituiscano un'idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga del cittadino di cui gli Usa hanno chiesto l'estradizione».
Una decisione che di certo non facilita le trattative diplomatiche in corso tra Italia e Iran per il rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala, il cui fermo in molti riconducono proprio all'arresto dell'ingegnere di origine iraniana avvenuto qualche giorno prima.