In tutto il mondo - da ottobre 2011 a novembre 2017 - sono morte 259 persone intente a scattarsi selfie in situazioni pericolose
NUOVA DELHI - In sei anni in 259 hanno pagato con la vita la “foto ricordo”. Un numero di vittime impressionante. A rilevarlo, una ricerca della rivista indiana Journal of Family Medicine and Primary Care, in cui nel contempo viene sottolinea come nello stesso periodo a essere stati uccisi in mare dagli squali siano state “soltanto” 50 persone.
In media, si legge, sono le donne a scattare più selfie. Ma i tre quarti dei morti sono uomini.
Il Paese in cui è stato registrato il maggior numero di vittime è l’India: con 159 decessi (oltre il 60% del totale). Sono prevalentemente giovani che, intenti a scattarsi selfie sui binari, vengono travolti dal treno. Visto l’alto numero di vittime, le autorità hanno lanciato l’allarme e applicato il divieto di selfie in alcune zone, sedici nella sola Mumbai.
Segue la Russia, dove hanno perso la vita 16 persone, per lo più precipitando da ponti o grattacieli.
Poi gli Stati Uniti, con 14 decessi. La maggior parte delle persone è morta posando con armi da fuoco davanti allo smartphone.
Vittime, in ogni caso, pressoché in ogni angolo del mondo.
Al di fuori della statistica, poiché più recente, anche la morte di Gigi Wu, nota come “l’alpinista in bikini”, verificatasi lo scorso mese di gennaio nello Yushnan-Nationalpark di Taiwan: la ragazza è precipitata in un burrone.
Ancora più recente, il decesso verificatosi in Svizzera: a fine maggio un 35enne vallesano ha perso la vita precipitando per 160 metri a Creux-du-Van, nel cantone di Neuchâtel.