Aya Biran Nirko accusata di «uso illegale» dei cellulari dei genitori di Eitan e di furto.
«Denuncia infondata. Quando una persona è sconvolta non bisogna giudicarla», così gli avvocati della zia.
TEL AVIV - C'è un nuovo fronte nella battaglia legale della famiglia del piccolo Eitan, il bimbo unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Secondo quanto riferito dai media israeliani, la nonna materna, Etty Peleg Cohen, ha denunciato alla polizia di Tel Aviv Aya Biran Nirko, zia paterna e sua affidataria, per «uso illegale» dei cellulari ritrovati nella casa dei genitori di Eitan, e dei contenuti del computer nella causa in corso davanti al Tribunale della Famiglia, oltre che di «furto di gioielli, Ipad e macchine fotografiche».
Nella denuncia - secondo la tv N12- si afferma inoltre che «la famiglia Biran Nirko ha attivato una raccolta di fondi in rete destinati presumibilmente al benessere e al trattamento psicologico di Eitan, ma che sarebbero stati utilizzati per le spese legali». L'emittente ha ripreso una dichiarazione della donna all'uscita dal posto di polizia di Tel Aviv.
«Sono la nonna di Eitan», dice la donna nel servizio, «e faccio di tutto per proteggerlo. Spero che riusciremo a tenerlo qui in Israele e che il bambino viva nella sua patria e con il suo popolo». Gli avvocati di Aya Biran Nirko hanno replicato alla stessa rete televisiva che la «denuncia è infondata. Quando una persona è sconvolta non bisogna giudicarla».
Si affilano dunque le armi in attesa della decisione del Tribunale della famiglia di Tel Aviv sulla causa intentata da Aya Biran contro Shmuel Peleg, nonno materno che oltre un mese fa ha portato Eitan in Israele senza consenso e che a Pavia è indagato per sequestro di persona.
La giudice Iris Itolovich Segal, che è chiamata a decidere se il bambino debba tornare in Italia in base alla Convezione dell'Aja sulla sottrazione dei minori, ha ancora una decina di giorni a sua disposizione, ma il verdetto potrebbe essere imminente, non si esclude già nel weekend. Tuttavia, anche se la sentenza fosse favorevole alla zia Aya, non è detto che Eitan possa tornare in Italia «immediatamente», come richiesto dalla donna. In primo luogo perché la decisione può essere appellata da entrambe le parti. Inoltre, dopo la denuncia di nonna Peleg, non è escluso che Aya debba restare in Israele.
Nella udienza preliminare del 23 settembre c'era stata una «intesa temporanea» fra le due famiglie, favorita dalla stessa giudice. Una sorta di tregua armata, che, alla luce della denuncia della nonna, sembra ora essere stata infranta.