Intanto le loro rispettive campagne litigano per l'utilizzo del microfono
WASHINGTON - Ormai è scontro su tutto tra Donald Trump e Kamala Harris. L'ultimo terreno di battaglia è il cruciale dibattito su Abc del 10 settembre, che il tycoon sembra aver messo in discussione per la presunta faziosità dell'emittente mentre le rispettive campagne duellano sulle regole per l'uso del microfono.
Ma anche il terzo anniversario del disastroso ritiro dall'Afghanistan, di cui l'ex presidente cerca di incolpare la sua rivale, associandola a Joe Biden.
Dopo aver accettato un rischioso duello televisivo che opporrà una ex procuratrice ad un pregiudicato, ora Trump si lamenta su Truth della «ridicola e faziosa» intervista al senatore repubblicano Tom Cotton da parte del reporter Jonathan Karl e del «cosiddetto panel di odiatori di Trump di Abc». E si chiede «perché dovrei dibattere contro Kamala Harris su quel network?».
Quindi insinua un aiuto alla candidata dem dietro le quinte, storpiando il nome della stratega democratica Donna Brazile: «La componente del panel Donna Brazil darà le domande (in anticipo, ndr) alla candidata marxista come ha fatto per la corrotta Hillary Clinton (nel 2016, come rivelò Wikileaks, ndr) ? La migliore amica di Kamala, che dirige Abc, farà lo stesso», aggiunge, riferendosi probabilmente a Dana Walden, co-presidente di Disney Entertainment, che possiede Abc News, e il cui marito Matt Walden è un amico stretto sin dagli anni '80 di Doug Emhoff, il marito di Harris.
«Dove si trova ora il piccolo George Slopadopolus? Sarà coinvolto?», ha incalzato Trump usando un soprannome dispregiativo (slop è la sbobba, ndr) per l'anchor George Stephanopoulos, che ha querelato per diffamazione per aver detto che il tycoon ha stuprato la scrittrice Jean Carroll. In realtà Abc ha già annunciato gli anchor che condurranno il duello tv: David Muir e Linsey Davis. Ma Trump insiste che «c'è un sacco di domande a cui rispondere» e torna a chiedere «perché Harris ha rifiutato i dibattiti su Fox, Nbc, Cbs e persino Cnn?».
Le due campagne intanto battagliano sull'uso del microfono. Lo staff di Harris lo vuole sempre attivato per entrambi i candidati (come è storicamente sempre stato), anche per un altro possibile dibattito in ottobre: «Kamala è pronta ad affrontare le costanti bugie e interruzioni di Trump in tempo reale. Trump dovrebbe smetterla di nascondersi dietro al bottone del tasto muto. Pensiamo che il suo entourage preferisca il microfono disattivato perché non crede che il suo candidato possa comportarsi in modo presidenziale per 90 minuti da solo».
La campagna del tycoon ha replicato ricordando che era stato Joe Biden, nel disastroso dibattito sulla Cnn che ha portato al suo ritiro, a chiedere di disattivare il microfono di chi non aveva la parola in quel momento. E accusando che «ora, dopo aver iniziato la preparazione del dibattito, la campagna di Harris è chiaramente preoccupata per ciò che sta vedendo nella sua performance e vuole una serie di cambiamenti alle regole».
«Vuole che dibattano seduti, ha chiesto che abbiano appunti scritti e facciano dichiarazioni di apertura. Noi abbiamo detto di no a tutti i cambiamenti. Se Harris non è abbastanza intelligente da ripetere il messaggio che chi la gestisce vuole che memorizzi, questo è un loro problema».
Il portavoce di Kamala ha negato di aver chiesto che la candidata abbia appunti scritti o stia seduta. Nel frattempo Trump sembra smentire la propria campagna: «Abbiamo concordato le stesse regole, non lo so, non mi importa, probabilmente preferirei avere il microfono acceso, anche se l'accordo era che sarebbe stato come l'ultima volta».
The Donald e Kamala si scontrano a distanza, nel giorno del terzo anniversario, anche sul ritiro delle truppe Usa dall'Afghanistan, deciso dall'allora presidente Trump ma gestito caoticamente nel finale dal suo successore Joe Biden, con 13 soldati americani morti in un attentato rivendicato dall'Isis. Il tycoon aveva invitato i loro famigliari alla convention Gop, in risposta alle accuse che non rispetta i veterani, dopo aver definito «stupidi» e «perdenti» i soldati americani morti nella prima guerra mondiale.
Ed ora cerca di continuare a capitalizzare deponendo una corona di fiori al cimitero di Arlington. E attaccando direttamente Harris, ricordando che lei stessa si è vantata di essere stata l'ultima persona rimasta con Biden nella stanza in cui si decisero tempi e modalità del ritiro.
Porre fine alla guerra più lunga americana fu una decisione «coraggiosa e giusta», ha rivendicato la vicepresidente, rendendo omaggio ai 13 «patrioti» e sottolineando che «negli ultimi tre anni, la nostra amministrazione ha dimostrato che possiamo ancora eliminare i terroristi, compresi i leader di al-Qaeda e Isis, senza truppe schierate nelle zone di combattimento». In ballo ci sono i preziosi voti dei veterani.