Il tema, finora rinviato, potrebbe tornare di stringente attualità
FRANCOFORTE - Avviata ad accelerare i rialzi dei tassi per combattere un'inflazione che marcia spedita, per la Bce o meglio il suo consiglio, il nodo è ora la possibile stretta monetaria (Qt). Una discussione fino a qui rinviata ma che ora, dopo il forte rialzo di 75 punti di giovedì scorso e altri aumenti in arrivo che potrebbero portare i tassi sopra il 2%, sembra riaffacciarsi.
Come hanno notato diversi analisti, nell'ultima riunione non c'è stato alcun accenno sul tema, un segnale forse di un accordo fra "falchi e colombe" all'interno del consiglio per raggiungere l'unanimità sulla decisione del maxi rialzo. Ma potrebbe trattarsi solo di un rinvio visto che la questione è stata posta da alcuni dei componenti già a inizio estate. Da allora tuttavia il quadro macro è cambiato in peggio e una stretta potrebbe mandare in tensione i titoli di alcuni paesi dell'Eurozona, specie quelli ad alto debito, acquistati negli scorsi anni e che hanno gonfiato il bilancio di Francoforte e di molte banche centrali nazionali.
Certo la Bce sembra oramai consapevole che una recessione dell'Eurozona è sempre più vicina nel 2023 e nonostante ciò sta appunto aumentando i tassi che supereranno il 2%.
Non è detto tuttavia che la questione venga formalmente affrontata nella prossima riunione del consiglio (che non deciderà sui tassi) di inizio ottobre a Cipro.
Il numero uno della Banca del Portogallo Mario Centeno, uno degli esponenti delle "colombe", in un'intervista alla Bloomberg ha definito prematura una discussione, confermando la diversità di vedute nel board. Centeno ha poi avvisato il mercato di non considerare automatico un altro rialzo di 75 punti nella riunione di fine ottobre invitando alla cautela. È possibile infatti che gli aumenti siano progressivi da qui a fine anno e che poi l'istituto si prenda una pausa all'inizio del 2023 quando l'area euro vedrà già un calo del Pil, specie se si bloccheranno totalmente le forniture di gas dalla Russia.