"Women" è il titolo dell'Ep di debutto di Pilar Vega, che offre la sua opinione sul vero "sesso debole" attuale
SAVOSA - "Women", ovvero donne. Un argomento vastissimo da trattare, quello scelto da Pilar Vega nel suo Ep di debutto (che esce oggi sulle piattaforme di streaming e negli store online). Un tema che la cantautrice locarnese, ora con base oltre Gottardo, affronta in cinque tracce che mescolano sonorità contemporanee (e catchy) e liriche impegnate.
Chi sono le donne di "Women", e cosa rappresentano?
«Sono donne di tutti i tipi, dalle signore di una certa età alle ragazze. Donne che si sentono pronte a identificare i propri obiettivi. Penso che le nuove generazioni abbiano una superiore capacità di "buttarsi" in ciò che le rende felici, di scoprire quello che si vuole fare e si vuole diventare rispetto ai propri genitori, per esempio. Ma le nostre mamme sono state capaci di farlo meglio rispetto alla generazione precedente, e così via».
L'EP nasce da un tuo viaggio introspettivo: hai completato il tuo percorso o pensi che ci sia ancora qualcosa da scavare, dentro di te?
«No, sicuramente c'è ancora del lavoro da fare (ride, ndr). Penso che sia solamente l'inizio, che mi ha portato a imparare qualcosa. Il percorso durerà per tutta la vita, non finirà mai».
Quali ritieni che sia l'essenza di questo lavoro?
«Tratto tanti temi legati all'universo femminile: l'essere donna, il nostro ruolo nella società, le relazioni che abbiamo con noi stesse - ma anche con gli uomini. Infatti non è un Ep focalizzato unicamente sulle donne, anzi: penso che "Dear Men," sia la canzone fondamentale».
Quali spunti potranno cogliere gli uomini che lo ascolteranno?
«Per la prima volta ho scritto riguardo al loro ruolo nella società. Non esprimo rabbia o delusione per relazioni che non sono funzionate: piuttosto esprimo un messaggio di amicizia nei loro confronti. Trovo che oggi i temi del femminismo siano importanti e sia bello che ci sia sempre più uguaglianza di genere, ma non vorrei che si andasse a generare una lotta contro gli uomini. Affinché nasca una società più funzionale, c'è bisogno di un sostegno reciproco».
Quindi auspichi una maggiore collaborazione tra i sessi...
«Esatto. Anche perché non mi sembra che sia facile per loro, a livello psicologico, in questa società...».
Come vedi gli uomini di oggi?
«Magari hanno più mezzi e risorse pratiche, ma sono molto più fragili emotivamente rispetto a noi donne. Proprio perché la società contemporanea non permette loro di essere fragili».
Hai già pubblicato due singoli: cosa puoi dirci dei tre inediti?
«"Faith" è incentrata sul prendere cura di se stessi, ma anche sulla cura universale; "Boundaries", il mantra premonitore che apre il disco; c'è poi "Fool", che è nata come provocazione dopo aver sentito dei commenti negativi che mi sono stati fatti, soprattutto in Ticino».
Che tipo di commenti?
«Sono stata criticata per il fatto di essere una psicologa ma di fare musica e di mettermi in gioco con il mio corpo. È successo dopo la pubblicazione di "Marie Curie", brano in francese che tratta della violenza sulle donne. Le foto pubblicate per l'occasione mostravano abbastanza il mio corpo, quindi mi sono state rivolte frasi tipo "Se parli di questo tema, non dovresti mostrarti in questa veste". L'ho trovato limitante: quello che una donna indossa non giustifica in nessun modo che possa diventare vittima di abusi o violenze».
Artisticamente, su cosa si focalizza maggiormente la tua attenzione?
«Sto cercando di essere il più autentica possibile. Oltre a esprimere tematiche per me importanti, sono molto attenta al suono internazionale dei miei brani. Cerco poi di farmi largo nella scena musicale».
Ti sentiremo presto dal vivo in Ticino?
«Ci sono dei progetti in ballo, ma al momento niente di concreto. Però nel mio futuro ci saranno sempre più concerti, a cominciare dal release party di "Women", in programma il 20 novembre».