Giorgio Ghiringhelli, Losone
Nel corso di una trasmissione andata in onda alcuni giorni fa alla televisione SRF 1, tale prof. Dummermuth disse che il divieto di andare a far la spesa in vigore dal 21 marzo in Ticino per gli over 65 era illegale in quanto in contrasto con uno dei diritti fondamentali sanciti nella Costituzione federale, e più precisamente con la norma dell’articolo 8 secondo cui nessuno può essere discriminato a causa dell’età (ma anche a causa di altri fattori quali l’origine, la razza, il sesso, la lingua, la posizione sociale, il modo di vita, le convinzioni religiose, filosofiche o politiche nonché le menomazioni fisiche, mentali o psichiche). Penso che non occorrano molte spiegazioni per capire l’importanza per tutti i cittadini e tutte le cittadine del rispetto di questo articolo costituzionale che concerne l’uguaglianza giuridica delle persone.
Dopo aver sentito il parere del prof. Dummermuth, domenica 29 marzo un cittadino brissaghese di 78 anni ha inviato un messaggio email al Dipartimento federale di giustizia e polizia chiedendo se il Governo ticinese può farsene un baffo della Costituzione. Il 1. aprile, dopo soli tre giorni (!), al cittadino in questione è giunta una risposta da parte di Béatrice Graf-Hurni, una giurista del Team COVID-19. “Per quanto riguarda le misure restrittive a livello cantonale – si legge nella risposta - un divieto generale o specifico di uscire di casa, come pure un divieto di fare la spesa per persone sopra i 65 anni, non sono ammissibili (“sind nicht zulässig”)”. Una bella sberla per il Consiglio di Stato ticinese ! Penso che in nessun altro Paese al mondo un qualsiasi cittadino avrebbe ricevuto una risposta così rapida, così franca e così imbarazzante nei confronti di un’Autorità politica. C’è da essere orgogliosi di vivere in un Paese democratico dove, anche in tempi di pandemia, vi sono cittadini e autorità che si preoccupano ancora di difendere nell’interesse di tutti certi principi e certi sacrosanti diritti costituzionali messi in pericolo da chi, approfittando di una situazione di emergenza e delle paure della gente, introduce divieti degni di uno Stato di polizia che penalizzano un quinto della popolazione ticinese solo per via dell’età.
Oltretutto questo insensato divieto ha avuto come effetto negativo quello di scatenare uno scontro generazionale facendo venire a galla sentimenti al limite del razzismo contro gli anziani, additati come degli appestati che vanno tenuti rinchiusi per non contagiare i “giovani”. E guai a quegli anziani che osano protestare contro il divieto appellandosi al rispetto dei loro diritti costituzionali: così facendo si espongono a insulti e offese. E allora, parlando da over 65, permettetemi di dire che se è vero che gli anziani rischiano di più se vengono contagiati dal virus, è altrettanto vero che i principali “untori” si trovano nelle fasce d’età degli “under 65”: non per nulla la media delle persone infette da coronavirus si aggira se non erro attorno ai 51 anni e non per nulla gli anziani sono stati invitati dal Consiglio di Stato a evitare di accudire minorenni (non già per evitare di contagiare i nipoti ma per evitare di essere contagiati da loro).
Quindi semmai, concedetemi la battuta, il divieto di andare a far la spesa dovrebbe riguardare le fasce d’età più giovani, in modo che gli anziani non siano contagiati da loro nei supermercati. Ma anche in questo modo vi sarebbe un’inammissibile discriminazione basata sull’età. E allora, come fare per garantire l’uguaglianza, per consentire a tutti di esercitare il loro diritto di fare la spesa, tenendo nel contempo separati i giovani dagli anziani e riducendo a un livello accettabile e proporzionato la discriminazione legata all’età ? La soluzione semplicissima che vado ripetendo da un paio di settimane è quella d'introdurre per gli acquisti nei supermercati delle fasce orarie riservate agli over 65. Una soluzione già adottata in altri Paesi, come la Repubblica Ceca e il Belgio. Il Consiglio di Stato ha già fatto sapere che intende mantenere anche per la prossima settimana (e forse oltre) delle misure restrittive concernenti gli acquisti da parte delle fasce più anziane della popolazione, ma - forse su “suggerimento” del Consiglio federale - ha preannunciato che vi saranno degli “adeguamenti”. Attendiamo con interesse di sapere quali saranno questi adeguamenti.
Certo che se il divieto discriminatorio e dunque anticostituzionale dovesse essere confermato nella sua totalità, anche in barba agli appelli provenienti da Berna, allora il Consiglio di Stato potrebbe fare un gemellaggio con il premier ungherese Viktor Orban, il quale, scandalizzando la stampa occidentale, ha ottenuto i pieni poteri per affrontare l’emergenza della pandemia nel suo Paese. Con la differenza che in Ungheria è stato il Parlamento, e dunque l’organo che rappresenta il Popolo, a conferire i pieni poteri a Orban, mentre che il Governo ticinese – con il complice silenzio di buona parte del Popolo, dei politici e della stampa - i pieni poteri di calpestare la Costituzione federale se li è attribuiti da sè. Ma per fortuna questo Paese si regge ancora sul diritto, per cui, piaccia o non piaccia ai pecoroni, vi è già chi è pronto a contestare certe derive dittatoriali davanti ai giudici cantonali ed eventualmente federali…