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L'OSPITEIl lupo non li prepara i formaggini freschi

10.09.20 - 14:59
Gioele Maddalena, ingegnere ambientale ETH e pastore per passione
foto Maddalena
Il lupo non li prepara i formaggini freschi
Gioele Maddalena, ingegnere ambientale ETH e pastore per passione

Quando si cerca di convincere le persone, bisognerebbe dire le cose come stanno. Nel caso della revisione della legge sulla caccia, la campagna dei contrari presenta degli elementi di disinformazione a dir poco evidenti. Chiaro: affiggere ad esempio dei manifesti in centro Zurigo raffiguranti linci, lontre o castori coperti da mirini fa effetto, ma semplicemente non è corretto. Si tratta di un tentativo di guadagnare il voto di chi ama gli animali, ma non ha tempo di leggere il testo in votazione. 

Il fatto è che verrà di sicuro più colpita questa categoria di persone (da questo tipo di propaganda) che non le linci, le lontre o i castori dei nostri boschi, dato che la nuova legge non li nomina nemmeno. Cosa bisognerebbe comunicare ai votanti allora? Beh, innanzitutto che le specie soggette a regolazione saranno solamente due: lupi e stambecchi (quest’ultimi, oltretutto, solo nel caso in cui le colonie superassero i 100 individui…). Tutto il resto è pura speculazione. Certo, al Consiglio Federale viene data facoltà di aggiungere altre specie problematiche, come è il caso dei cigni reali, menzionati nell’ordinanza, ma questo soltanto se problematiche un giorno lo fossero realmente. A seguito delle discussioni parlamentari, il Governo ha concluso che rimanendo così la situazione nessun’altra specie può essere definita tale. Insomma: l’intera campagna dei referendisti si basa su un processo alle intenzioni secondo cui, appena passata la legge, il Consiglio Federale introdurrà arbitrariamente ogni sorta di specie protetta nella lista delle specie regolabili. Bisogna davvero avere così poca fiducia nel nostro Governo? Chiaramente, questa prospettiva è già stata smentita a più riprese dalle nostre autorità politiche. Le regolazioni, per di più, non potranno essere eseguite a piacimento, bensì saranno soggette a determinate, precise, restrizioni, che si possono facilmente trovare all’interno dell’ordinanza. 

In modo particolare per il lupo, ritengo che facilitare i criteri per la regolazione dei branchi e l’abbattimento di esemplari problematici sia assolutamente necessario. A beneficio di chi alleva animali, e considerato l’attuale contesto storico e geografico svizzero.

Ci troviamo in una situazione in cui il numero di lupi sta aumentando in maniera spropositata (l’immagine presente nel fascicolo informativo per la votazione è emblematica: sfido chiunque a provare che l’evoluzione del numero di lupi in Svizzera sia tipica di una specie a rischio estinzione), mentre la legge attuale risale addirittura al lontano 1986, quando il lupo era estinto nel nostro paese. 

Mi sembra francamente abbastanza evidente che le soluzioni di allora non possano più essere le stesse di oggi. Anzi: stando alla regolamentazione attuale, se un lupo entrasse nella mia stalla dovrei “augurarmi” che mi uccida almeno 25 capi (24 animali uccisi, secondo la legge attuale, non sono considerati un danno!), altrimenti la volta successiva dovrei ancora star lì a guardare, sperando che sia lo stesso lupo di prima. Infatti, per procedere all’abbattimento bisogna prima dimostrare, tramite analisi DNA, che le predazioni siano state effettuate tutte dallo stesso lupo. Ma come se non bastasse, non sempre le carcasse vengono ritrovate subito, dato che i pascoli sono ampi e talvolta non facilmente praticabili. E purtroppo su un pezzo di gamba mezzo marcio, scoperto magari per caso dopo 4 giorni di ricerche a seguito della scomparsa del capo, non si possono fare grandi analisi. Con tanti saluti alle buone intenzioni della legge attualmente in vigore ritenuta sufficiente dai contrari alla revisione.

Sarebbe quindi opportuno cambiare finalmente qualcosa: questa nuova legge non sarà perfetta, ma perlomeno ha il merito di rendere più confacente alla situazione attuale un testo palesemente superato. Una presenza stazionaria di lupi su tutto l’arco alpino sarebbe un problema enorme per chi, mosso spesso dalla passione per un’attività contadina… in via d’estinzione, cerca con tanti sforzi di far vivere le nostre montagne grazie agli alpeggi. 

Trovo inoltre molto importante considerare la pecora o la capra alla stregua di un animale domestico, perché è esattamente così che le vede un allevatore: ognuna possiede un proprio carattere e una propria personalità, esattamente come un qualsiasi cane o gatto. E credo che nessuno voglia alzarsi una mattina e scoprire che il proprio gattino è stato smembrato da un lupo.

A questo punto qualcuno mi dirà: ma avresti dovuto proteggere il tuo gregge. Beh, sì, ma come? Ci sono situazioni in cui le soluzioni usualmente proposte non sono facili da mettere in atto. Recintare a 2000 metri non è come recintare il proprio giardino di casa in città per ovvie ragioni morfologiche e di estensione dell’area. La cura del gregge è problematica dato che solitamente le capre decidono di andare al pascolo di notte quando fa più fresco (non vorranno mai farlo sotto la stecca del sole, non sono mica stupide!). I cani pastore possono funzionare solo se c’è chi li sa custodire e se la zona non è troppo turistica, onde evitare problemi con gli escursionisti che potrebbero venire attaccati dai cani, così come successo nella cronaca recente nella regione della Greina. Ma anche qui mi sorge un dubbio: non sarà mica un po’ un controsenso dover adottare delle soluzioni contro le soluzioni al problema lupo? 

Trovo quindi che dei paletti debbano essere fissati, dato che la bellissima idea romantica delle nostre montagne come una sorta di “giardino dell’Eden” in cui tutte le specie riescono a convivere pacificamente si scontra un po’ con la dura realtà. La realtà, infatti, ci dice che una convivenza può essere raggiunta solo attraverso l’introduzione di normative che permettano a chi lavora lassù di continuare a farlo. L’adozione di questa legge va proprio in questo senso. L’obiettivo non è quello di sterminare delle specie, che comunque restano protette: a più riprese, in effetti, si sottolinea il concetto che la regolazione o l’abbattimento non devono mettere a rischio la presenza, nell’arco alpino, della specie considerata.

Piuttosto che di una legge per l’abbattimento, quindi, mi sembra si tratti di una legge che cerca un modo per far convivere gli interessi animali e gli interessi umani in uno spazio così ristretto, e per questo va sostenuta. 

Per concludere, un appunto che spero faccia riflettere. Negli ultimi anni si è parlato molto dell’aumento della mentalità verde. In quanto giovane e studioso di una materia in cui l’ambiente è centrale, mi ritrovo a mio agio con questo pensiero. Nell’ottica di un futuro sostenibile bisognerebbe quindi, fra le altre cose, sostenere il commercio locale a km zero. Questa legge oggi ci offre un modo per farlo, perché contribuirebbe, in modo indiretto, alla sopravvivenza delle piccole aziende famigliari presenti sul nostro territorio. Piccole aziende che sarebbero le prime a non potersi permettere misure spropositate di protezione, e di conseguenza le prime a scomparire. Votando SÌ a questa revisione di legge, si potrebbe evitare che, in un futuro, i formaggini freschi nostrani siano soltanto quelli industriali dei grandi magazzini. 

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