«Importante esprimere pubblicamente la propria opposizione a una politica finanziaria squilibrata».
LUGANO - Il 15 maggio 2022 il popolo ticinese votò sul Decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni, il decreto Morisoli, fatto proprio da una maggioranza parlamentare di centro-destra il 19 ottobre 2021. A dire il vero votarono solamente in 85'000 su 224'000 aventi diritto (38%): tanti ritennero che la votazione non fosse importante. A favore del decreto Morisoli votarono in 46’800 e contro in 35'500 (3'000 le schede bianche e nulle).
Nell’opuscolo ufficiale della votazione i fautori del decreto, per convincere la cittadinanza a votare a favore del decreto, scrissero quanto segue: «L’obbligo legale del decreto consente un ampio margine di manovra per elaborare un piano condiviso di pareggio dei conti (come); inoltre, non pone vincoli in merito alla scelta delle voci o funzioni di spesa il cui aumento va frenato (cosa). Chi paventa tagli drastici alla socialità, all’educazione, alla ricerca o agli investimenti, veicola falsità, poiché – come appena illustrato – nulla di ciò è previsto nel decreto posto in votazione».
Parole avventate, che accusavano di veicolare falsità il comitato referendario da me coordinato. Oggi dopo la presentazione del preventivo cantonale 2024 si vede bene quale è la realtà dei fatti. Qualcuno forse vede un «piano condiviso di pareggio dei conti”? In queste settimane tanti sono stati i giudizi negativi espressi dalla società civile in merito alla rinuncia a investimenti e a progetti innovativi, in merito alla riduzione dei sussidi cassa malati al ceto medio e in merito ai tagli che vanno a colpire i bilanci e i conti economici di istituti sociali per minorenni, di istituti per invalidi, di case anziani, di servizi cure a domicilio, degli ospedali pubblici, dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale e degli enti universitari. Qualcuno poi pensa veramente che sia una politica del personale lungimirante e motivante quella di tagliare gli stipendi e non compensare il carovita per la ventesima volta dal 1993 (quindi 20 anni sull’arco di 30 anni) al personale cantonale, al personale sociosanitario (dopo gli applausi...), ai docenti delle scuole cantonali e delle scuole comunali?».
Oggi il decreto Morisoli si rivela in tutto il suo estremismo. Che fare ora? Innanzitutto è importante esprimere pubblicamente la propria opposizione ad una politica finanziaria squilibrata, che incide sulla vita quotidiana di tante persone. Per manifestare il proprio dissenso poi tutti potranno partecipare alla manifestazione pubblica contro i tagli del 22 novembre a Bellinzona. E infine dovremo decidere se lanciare un’iniziativa popolare per abrogare il decreto Morisoli, prima che il disastro sia completo: in effetti non dimentichiamo che i tagli del preventivo 2024 sono solamente la metà e che l’altra metà arriverà nel preventivo 2025 e sarà ancora più dura per la maggior parte della popolazione!
Raoul Ghisletta, sindacalista VPOD Ticino