Il numero 1 dell'Uefa Ceferin: «Alcuni vedono i cambiamenti solo sui loro conti bancari e da nessun'altra parte».
Javier Tebas, presidente della Liga: «Già a dicembre dicevo che Perez era disperato, ora invece è perso».
MONTREUX - Altra giornata di dichiarazioni (spesso al veleno) fatte da esponenti del calcio, pro e contro la nuova Superlega.
Il numero 1 dell'Uefa Aleksander Ceferin - che ieri aveva attaccato senza mezzi termini il presidente della Juve Andrea Agnelli - è tornato a parlare ricordando a tutti alcuni fatti che i club "ribelli", a suo dire, tendono a dimenticare.
«Il calcio non appartiene a nessuno. O meglio, appartiene a tutti, perché fa parte del nostro patrimonio. Rispetto per la storia. Rispetto per la tradizione. Dov'era il Manchester United nel decennio prima che Sir. Alex Ferguson arrivasse sulla scena? Dov'era la Juventus 15 anni fa? In Serie B. E se i club che hanno dominato il calcio europeo 30 o 40 anni fa avessero deciso, a quei tempi, di formare una Superlega? Ma il calcio cambia. Alcuni non capiscono, vedono solo i cambiamenti sui loro conti bancari e da nessun'altra parte».
"Vogliamo solo salvare il calcio", ha detto nelle scorse ore Florentino Perez. Una dichiarazione che non è per nulla piaciuta a Javier Tebas, presidente della Liga: «Già a dicembre dicevo che Perez era molto disperato, ora invece è perso. Né il calcio è rovinato come dice lui, né la Superlega potrebbe essere la soluzione. Sarebbe la morte del calcio».