Cristiano Ruiu ha analizzato il momento del Milan: «Bravo Conceição, mi piace. Ma il problema resta la società...».
«Un nuovo ciclo si apre se dietro c'è una società forte, compatta, coesa, competente e vincente».
MILANO - Il pareggio con la Roma del 29 dicembre con susseguente esonero di Fonseca, lo sbarco di Conceição direttamente a Riad per la Supercoppa, la rimonta sulla Juve in semifinale, la rimonta sull'Inter in finale e la conseguente conquista del trofeo. Quelli vissuti dall'ambiente-Milan sono stati nove giorni pazzeschi e con il volume delle emozioni (sia positive che negative) alzato al massimo. L'affermazione colta lunedì sera in Arabia ha "calmato" un po' le acque nel litigioso (per usare un eufemismo) rapporto fra i tifosi rossoneri e la società. Un punto di (ri)partenza? Chissà...
«Non basta per riconciliare la società con i tifosi, ma la vittoria nella Supercoppa serve per provare a dare un senso diverso alla stagione - è intervenuto Cristiano Ruiu, volto noto delle trasmissioni televisive di Telelombardia - Spesso complichiamo il calcio più di quanto dovrebbe essere... L'Inter era stra-favorita, aveva dominato l'Atalanta in semifinale, ma si è fatta recuperare due gol in un tempo da una squadra che aveva appena cambiato allenatore. Conceição è stato bravo ma ha fatto delle cose "logiche": ha motivato i ragazzi chiedendo a tutti di dare il massimo, contrariamente a quanto accadeva prima dove c'era qualche giocatore che remava contro».
Non è mai bello sentire queste cose...
«Eppure è così... Se andiamo a vedere le partite di quest'anno, quando la squadra aveva voglia di fare la partita - nel derby d'andata e a Madrid in Champions League per citare due esempi - si è visto un gran bel Milan. Questo succede perché i valori tecnici ci sono... È altresì vero che le prestazioni sono strettamente legate al rendimento di Leão e Theo, i quali quando decidono di accelerare sono in grado di cambiare le coordinate di un incontro. Già nell'anno dello Scudetto, erano loro due gli elementi attorno ai quali dipendevano le prestazioni della squadra. Dall'altra parte è molto pericoloso quando una squadra dal punto di vista umorale, caratteriale e tecnico è in mano a due giocatori che possono fare il bello e il cattivo tempo».
Applausi e pacche sulle spalle per Conceição: e una volta che l'effetto-novità si sarà esaurito?
«Sicuramente è buono che si sia trovato qualcuno in grado di toccare le corde giuste. Il grande errore fatto da Fonseca è stato quello di essersi messo contro i senatori. Il nuovo allenatore è stato facilitato dal fatto che la squadra si trovasse male col suo predecessore. Anche se, personalmente, non me la sento di addossare le colpe soltanto a Fonseca: quando arriva un nuovo condottiero è sempre la società che deve indirizzare le cose al fine di facilitare i compiti di tutti. Perché non va assolutamente bene che comandino due giocatori, deve comandare la società e non due elementi della rosa».
Dove risiedono i problemi societari?
«Il problema è che a ricoprire i ruoli chiave sono tre esordienti: Ibra non ha mai fatto il dirigente, Moncada era osservatore e oggi è Direttore Tecnico del club, mentre Furlani non ha mai fatto il Ceo di una società calcistica. Attualmente, e chi vive la realtà tutti i giorni lo sa, al Milan c'è una situazione societaria di grandi conflitti e di grande tensione. Alla luce di ciò, Conceição deve essere bravo a isolare la squadra a Milanello. Ci era riuscito molto bene Stefano Pioli quando erano stati cacciati Massara e Maldini».
Quali saranno gli obiettivi del Milan da qui a fine stagione?
«A livello di campionato, la stagione è un po' compromessa. Nonostante ciò, l'obiettivo dev'essere quello di arrivare fra le prime quattro. Visto quanto speso nel mercato estivo, devono per forza di cose farcela poiché sarebbe un disastro non giocare la Champions l'anno prossimo. Non sarà facile, in quanto sono convinto che i primi tre posti sono virtualmente già assegnati a Inter, Atalanta e Napoli. Vedremo in quale ordine... Lazio e Fiorentina sembrano in calo e il Milan potrebbe giocarsi il quarto posto con la Juventus. Sono sicuro che, con il cambio di guida tecnica, i rossoneri saranno in lotta fino a primavera avanzata. Dall'altra parte il percorso in Champions, escludendo le prime due partite, è da considerarsi molto buono. E qui i meriti vanno attribuiti anche a Fonseca».
La vittoria in Supercoppa, quindi, secondo te, non aprirà un nuovo ciclo?
«Purtroppo Conceição non basterà per aprire un ciclo vincente. Un nuovo ciclo si apre se dietro c'è una società forte, compatta, coesa, competente e vincente. Ad ogni modo, un allenatore che vince 13 titoli non può essere frutto del caso. Conceição ha una mentalità di calcio che mi piace. Lo paragono un po' a Mihajlovic, sia nel modo di gestire la squadra che nella realtà in cui si troverà confrontato. Sinisa aveva fatto bene ma alle spalle aveva una società disgregata e che non spendeva più come ai tempi. Dietro a Conceição, oggi c'è il vuoto...».