Stefan Kuster ha parlato del primo giovane svizzero morto a causa del covid, notizia in seguito smentita.
Il responsabile malattie trasmissibili dell'UFSP si è pure espresso sulle zone a rischio: «I Cantoni non possono farne parte».
BERNA - Questo pomeriggio gli esperti della Confederazione hanno preso la parola durante una conferenza stampa per fornire un aggiornamento sulla situazione coronavirus in Svizzera.
Stefan Kuster, responsabile delle malattie trasmissibili, ha presentato i dati attuali. Su 7331 persone testate, 268 sono risultate positive. C'è stato un nuovo decesso e nove nuovi ricoveri. «I numeri delle ultime settimane mostrano un aumento continuo», ha affermato. Il tasso delle positività è stato del 3,3% la scorsa settimana. 1535 persone sono attualmente in isolamento, 4553 in quarantena e 15928 in auto-quarantena dopo il rientro dall'estero.
I contagi sono aumentati maggiormente nei cantoni di Ginevra (277), Vaud (232) e Zurigo (279). Tra i nuovi contagiati ci sono principalmente persone rientrate da un viaggio all'estero. Ci sono però anche diverse infezioni avvenute in famiglia e sul posto di lavoro.
«Godeva di buona salute» - Sulla morte di una persona al di sotto dei trent'anni, Stefan Kuster ha precisato che è la prima volta che accade per questa fascia di età. Secondo l'esperto, dalle prime informazioni in possesso, si trattava di una persona sana. La notizia della morte di un giovane è però stata smentita qualche ora dopo dalle autorità del Canton Berna.
Cantoni aree a rischio - Alla domanda del perché alcuni Paesi sono inseriti nell'elenco delle zone a rischio, mentre alcuni Cantoni svizzeri che hanno un numero più elevato di casi no, Kuster ha risposto: «A causa dei movimenti all'interno della Svizzera, sarebbe difficile prendere una misura del genere. I Cantoni non possono quindi essere dichiarati aree a rischio».
Grandi eventi - In risposta a una domanda sulla decisione del Consiglio federale di riammettere eventi su larga scala con oltre 1.000 persone, Kuster afferma: «La decisione del Consiglio federale è comprensibile. L'implementazione è possibile con i concetti di protezione. Ma non è possibile sapere cosa succederà tra quattro settimane. La speranza è che i grandi eventi siano possibili con i concetti di protezione pianificati».
Legge Covid necessaria - Dopo l'esperto dell'UFSP hanno preso la parola anche Boris Zürcher (Seco) che ha fornito qualche cifra sulle richieste di lavoro ridotto, e Stephan Brunner della sezione giuridica. Quest'ultimo ha presentato i vantaggi di avere una legge Covid che «assicura che la lotta alla crisi possa continuare» grazie agli ulteriori poteri forniti al Consiglio federale: «Offre un certo margine di manovra per adottare misure che, a seconda dello sviluppo epidemiologico, potrebbero essere nuovamente necessarie molto rapidamente».
900 obiezioni - In precedenza Zürcher aveva ricordato che le indennità giornaliere versate tra il primo marzo e il 31 agosto non saranno conteggiate nel periodo legale di cui hanno diritto i disoccupati, precisando che tale misura, già annunciata lo scorso mese, potrebbe costare alla Confederazione fino a 600 milioni di franchi.
Zürcher ha poi indicato che la Confederazione, in quasi 900 casi, si è opposta alle richieste di lavoro ridotto presentate da autorità cantonali. Di norma, esse non hanno diritto a questa misura. La maggior parte di queste sono state presentate da aziende di trasporto pubblico, scuole o servizi comunali.
Finora, tuttavia, sono stati trattati 420 ricorsi e in oltre 200 casi le richieste sono state respinte e i Cantoni hanno accettato la decisione, ha aggiunto Zürcher, precisando che in 43 casi i richiedenti hanno ritirato la loro opposizione. I Cantoni hanno invece mantenuto la loro posizione in oltre 120 casi. In caso di reiterati ricorsi, tali casi possono anche giungere fino al Tribunale federale, ha ricordato il funzionario.