Il medico cantonale ginevrino ha dato il nullaosta al rientro del personale a sette giorni dall'apparizione dei sintomi.
L'obiettivo è quello di garantire il mantenimento delle attività dell'HUG, ma solo a determinate condizioni: «Dovranno mangiare da soli in uno spazio arieggiato e il via libera sarà dato solo a chi è asintomatico o ha sintomi lievi».
GINEVRA - A mali estremi, estremi rimedi. Per correre in soccorso a un sistema sanitario ginevrino enormemente sotto pressione, il medico cantonale ginevrino ha autorizzato il personale testato positivo al Covid-19 a riprendere il lavoro. «L'obiettivo è garantire il mantenimento delle attività dell'ospedale universitario cantonale (HUG) durante la crisi». Ma tutto questo avverrà a determinate e rigide condizioni e solo su base volontaria.
Ai dipendenti non viene imposto nulla, ha indicato a Keystone-ATS Laurent Paoliello, portavoce del dipartimento ginevrino della sanità, confermando un'informazione fatta filtrare da "Le Courrier". Questa opzione era già stata utilizzata in primavera, nel corso della prima ondata dell'epidemia.
Il personale risultato positivo al coronavirus può tornare a lavorare sette giorni dopo l'apparizione dei primi sintomi della malattia. Oltre questo termine il rischio di contagio è quasi sparito del tutto, mentre quello di dover fare i conti con carenze nell'organico è comprovato e reale, spiega Paoliello.
All'ospedale, gli impiegati positivi devono in ogni caso sottostare a regole severe. Ad esempio, devono mangiare da soli in uno spazio arieggiato. Inoltre, comprensibilmente, il semaforo verde alla ripresa del servizio viene dato solo a chi è asintomatico o presenta sintomi leggeri.
Una lettera è stata inviata al personale dell'HUG per informarlo della possibilità. Come noto, la situazione sanitaria a Ginevra è particolarmente tesa. Nelle strutture cantonali sono ricoverate 638 persone e oltre 1200 dipendenti dell'ospedale sono stati infettati dal virus.
Sebbene la libertà di scelta a livello individuale sia garantita, il Sindacato dei servizi pubblici (SSP) ha criticato la decisione. "È inammissibile far lavorare il personale in queste condizioni", ha protestato, sollecitato da "Le Courrier", il segretario della sezione cantonale Martin Malinovski. Stando al rappresentante sindacale, in tal modo si mettono in pericolo sia gli impiegati che i pazienti.