I fatti di Lugano commentati dall'esperta di Islam radicale: «La Confederazione deve fare di più per proteggerci»
BERNA - Era già nei radar della Fedpol da diverso tempo, la 28enne responsabile dell'aggressione - ormai a tutti gli effetti ritenuta terroristica - di ieri sera alla Manor di Lugano.
L'assalto, come riporta 20 Minuten, non è il primo di questo tipo da parte di un "lupo solitario" in Svizzera, a settembre un noto islamista aveva attaccato, e ucciso, un uomo davanti a un kebabbaro a Morges (VD).
Ne abbiamo parlato con l'esperta di Islam radicale Saïda Keller-Messahli.
Signora Messahli, qual è il suo pensiero sui fatti di Lugano?
Gli attentati con decapitazione prendono spunto in maniera evidente da quelli di propaganda, perpetrati dall'Isis in passato. Ciò che cambia, questa volta, è che l'attentatrice è una donna. Una cosa insolita.
Significa qualcosa di particolare il fatto che c'entri una donna?
Non è una novità che le donne siano parte integrante, e attiva, delle cellule terroristiche. Non capita spesso però che si muovano in prima persona, però. Vero è che per la Jihad sono buone tanto loro quanto gli uomini.
Lei su Twitter ha parlato di «schema da manuale»...
Sì, perché, dai dati in nostro possesso sembra chiaro che si tratti di una convertita e radicalizzata. Nasce in Svizzera, si sposa con un musulmano ultraconservatore, scopra l'Islam radicale e l'Isis... profili come il suo ce ne sono a bizzeffe.
Cosa si aspetta dalla politica e dal Consiglio Federale?
Di sicuro deve condannare pubblicamente l'accaduto, ma non basta. È già da un po' che avrebbe dovuto muoversi e non tentennare.
Un esempio? Non si capisce come mai un'organizzazione radicale come i Fratelli Musulmani non sia ancora stata ritenuta terroristica, è attiva in Svizzera da 60 anni senza grossi problemi...
Anzi, è interlocutore della Confederazione con la quale si occupa di aiuto ai rifugiati e dei processi di "deradicalizzazione" dei soggetti a rischio.
Oltre ai loro, ci sono gruppi turchi come i Milli Görüs e i Lupi Grigi, che, assieme a tutte le moschee salafite del Paese, sono terreno fertile per l'odio e la violenza. Sono realtà che non possono più essere ignorate.
Cosa deve cambiare in Svizzera se si vuole evitare nuovi attacchi di questo tipo?
La politica deve agire per evitare che paesi antidemocratici, nel nome della libertà religiosa, politicizzi l'Islam e porti la radicalizzazione sul suolo Elvetico, diffondendo odio e intolleranza. Ci vuole un piano d'azione comune transnazionale, magari in collaborazione con Austria e Francia.
La Francia, per esempio, ha bandito i Fratelli Musulmani dando un chiaro segnale a chi strumentalizza la fede islamica, è un buon inizio, ma è solo un inizio.
Prima Morges, poi Lugano... poi?
Si tratta di due casi molto simili, in effetti, e temo - purtroppo - che non saranno gli ultimi.
Chi è Saïda Keller-Messahli?
Una delle critiche più acute e conosciute dell'Islam radicale in Svizzera, è nata a Tunisi nel 1957 ed è cittadina svizzero-tunisina. Nel 2004 ha fondato il Forum per un Islam progressista, che ancora oggi presiede. Nel 2016 è stata insignita del Premio svizzero per i diritti umani per il suo impegno. Nei suoi confronti, è importante segnalarlo, non sono mai mancate le critiche, gli ambienti musulmani l'hanno più volte accusata di incitare all'odio verso chi pratica l'Islam.