A Berna gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto della situazione
Mathys: «Con l'attuale tasso di riproduzione del virus, entro quattro settimane ci aspettiamo un raddoppiamento dei casi»
BERNA - Questi sono giorni decisivi per la seconda fase delle riaperture. Una seconda fase che potrebbe scattare il prossimo 22 marzo, ma soltanto se la situazione epidemiologica lo permetterà. Il prossimo venerdì il Consiglio federale deciderà infatti se dare il via libera alla riapertura delle terrazze dei ristoranti e anche agli eventi con pubblico. Da diversi giorni si assiste a un aumento dei casi. Oggi l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ne ha segnalati 1'438, oltre a 85 ricoveri e 19 decessi.
Oggi gli esperti della Confederazione hanno fatto il consueto punto settimanale della situazione. All'odierna conferenza stampa erano presenti Patrick Mathys (capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP), Rudolf Hauri (presidente dell’Associazione dei medici cantonali), Fosca Gattoni (capo supplente della Sezione diritto sugli agenti terapeutici dekll'UFSP) e Martin Bühler (capo dello Stato maggiore di condotta grigionese).
«In Svizzera i contagi continuano ad aumentare. E ci si chiede se stiamo superando la soglia per una terza ondata». Così ha esordito Patrick Mathys dell'UFSP. Fornendo i più recenti dati sull'andamento della pandemia, Mathys ha spiegato che al momento il tasso di riproduzione si situa attorno all'1,13. Entro quattro settimane «ci aspettiamo un raddoppiamento dei casi». L'80% delle infezioni riguarda le nuove varianti, in particolare quella britannica.
Mathys ha inoltre osservato che le ospedalizzazioni non stanno più calando. Al momento nelle cure intensive, i pazienti Covid sono il 18%. Un dato, questo, «più o meno stabile». Anche sul fronte dei decessi, non si constata più un calo. Ma non c'è più una sovramortalità tra gli over 65. «La situazione è fragile».
Si guarda anche oltre la frontiera. Al momento si constata un andamento simile della pandemia in Germania. Mentre in Austria e Italia si osserva un forte aumento dei casi. L'adozione di misure alla frontiera hanno senso, secondo Mathys, nel momento in cui la situazione epidemiologica nei vari paesi è molto differente. Si tratta di provvedimenti «che hanno conseguenze economiche e politiche».
Per quanto riguarda la seconda fase delle riaperture, Mathys ha ricordato che spetta al Consiglio federale prendere una decisione. Ma «la situazione non è di certo delle più favorevoli per attuare nuove aperture: ci sarebbe piaciuto uno sviluppo diverso» ha detto.
La strategia di test - La nuova strategia di test, scattata ieri 15 marzo, si basa su tre pilastri: testare le persone sintomatiche, test di massa e test preventivi individuali, come spiegato da Fosca Gattoni della Sezione diritto sugli agenti terapeutici. L'obiettivo è d'individuare rapidamente i contagiati, in modo d'interrompere la catena di trasmissione del virus. Per quanto riguarda i test di massa, la strategia prevede che il 40% della popolazione venga testata una volta alla settimana. Sulla mancanza di kit, «è compito dei cantoni coordinarne la fornitura». Per quanto riguarda i test fai-da-te, questi dovrebbero essere disponibili nelle farmacie a partire dall'inizio del prossimo aprile, autorizzazione permettendo.
I test di massa sono stati adottati per la prima volta nei Grigioni. «E hanno funzionato» ha quindi spiegato Martin Bühler, capo dello Stato maggiore di condotta grigionese. I primi test di massa erano stati effettuati lo scorso novembre. Bühler ha sottolineato che il concetto di protezione cantonale grigionese comprende anche questa misura. È presto per fornire risultati concreti, ma il capo dello Stato maggiore di condotta ha affermato che i Grigioni contano circa 200'000 abitanti, che però durante i mesi invernali raddoppiano a causa del turismo. «A febbraio avremmo dovuto osservare un aumento dei contagi pari al 15-20%, ma i numeri continuano a restare stabili». Con la strategia adottata nei grigioni, è già stato possibile individuare molti contagi nelle scuole e nelle aziende. Si parla di 131 persone asintomatiche che sono state poste in isolamento.
Pazienti negli ospedali - Il numero di pazienti Covid negli ospedali è rimasto basso, ha affermato con soddisfazione Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali. Ma l'aumento dei casi comincia a farsi sentire anche sulle strutture sanitarie. La speranza è che la campagna di vaccinazione abbia effetto, in particolare sul numero dei decessi.
E per quanto riguarda l'andamento della campagna, Hauri ha aggiunto che si farà tutto il possibile per riuscire a raggiungere gli obiettivi entro la metà di giugno. «È però necessario che anche la popolazione faccia la sua parte, se tutti vorranno farsi vaccinare contemporaneamente, non ce la faremo. Entro la metà di giugno vogliamo comunque vaccinare tutte le persone a rischio».
Il vaccino protegge dal virus. Ma l'efficacia non è data al 100%, ha quindi ricordato Mathys. Hauri ha aggiunto che si conta un caso in una casa per anziani dove due settimane dopo le vaccinazioni c'è stato un focolaio di coronavirus. «Per tutte le persone colpite il decorso della malattia è però stato lieve».