La Svizzera si divide tra chi teme la terza ondata e chi ritiene sia possibile aprire con controlli a tappeto e vaccini
Ieri l'UFSP ha parlato chiaramente: «Al momento il tasso di riproduzione si situa attorno all'1,13. Entro quattro settimane ci aspettiamo un raddoppiamento dei casi».
BERNA - «In Svizzera i contagi continuano ad aumentare. E ci si chiede se stiamo superando la soglia per una terza ondata». Così ha esordito ieri Patrick Mathys, dell'UFSP, nel consueto punto settimanale della situazione Covid-19 in Svizzera. Entro quattro settimane «ci aspettiamo un raddoppiamento dei casi». Le proposte per la seconda fase di riaperture, messe in consultazione solo cinque giorni fa dal Consiglio federale, sembrano quindi improbabili. Almeno ad alcuni.
«Le aperture sconsiderate sono pericolose - ha dichiarato a 20 Minuten Dimitri Rougy, portavoce dell'alleanza "Voix civile" -. Con una terza ondata ci saranno nuovi decessi e persone contagiate con conseguenze sulla salute e lungo termine. Se si apre troppo presto, si verificherà un effetto yo-yo e dovremo richiudere inevitabilmente tutto a breve, allungando le cose». L'obiettivo, secondo Rougy, dovrebbe essere la riapertura estiva, bloccando ora l'aumento dei contagi, convinto che «la popolazione possa sopportare».
Il dottorando dell'Università di Berna, autore sito corona-data.ch, ha definito i possibili ulteriori allentamenti in questo momento «un omicidio sociale». La Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS) ritiene che un abbandono ampio o totale delle misure restrittive per la lotta alla diffusione del Covid-19 sia associato a rischi inaccettabili. «L'apertura deve avvenire con prudenza e sulla base delle esperienze precedenti», scrive la CDS. «Altrimenti, c'è il rischio di giocarsi la buona situazione attuale, in cui siamo arrivati grazie al contributo di tutti e con un grande sforzo».
Per Rudolf Minsch, di Economiesuisse, «se è vero che la situazione è fragile, è anche vero che la campagna di vaccinazione prosegue e si può testare molto di più». Di conseguenza, le limitazioni «diventano sempre più insostenibili». Visto che il Governo ha promesso la vaccinazione a tutti coloro che lo desiderano "entro l'estate", si aspetta «graduali allentamenti fino ad allora, con test di massa, per riaperture controllate». «Abbiamo i mezzi per garantire che ciò avvenga», conclude. Il presidente della direzione di Swatch Group, Nick Hayek, sostiene che il governo svizzero sta (ancora) gestendo male la pandemia. «Si può sbagliare. Ma si dovrebbe imparare se qualcosa non si verifica», ha dichiarato criticando il lockdown indifferenziato.
I Cantoni, nel frattempo, stanno prendendo posizione nei confronti delle misure messe in consultazione dal Consiglio federale. San Gallo, Appenzello Interno, Friburgo, Uri e Svitto si battono contro la possibile riapertura delle sole terrazze, chiedendo quella completa per tutti i ristoranti. Il Consiglio di Stato ticinese ha definito i messaggi del Consiglio federale «non lineari e per certi versi disorientanti», considerato che si parla contemporaneamente di "terza ondata" e di "allentamenti". E «ritenendo indispensabile procedere con estrema prudenza», considera prematuro consentire eventi con 150 persone anche se all’esterno. D'altro canto, raccoglie ancora scetticismo la proposta di aprire solo le terrazze nei ristoranti, mentre il Ticino si oppone alla riduzione della quarantena con i test. La richiesta di rafforzare i controlli alla frontiera, invece, è già stata "bocciata" perché ritenuti «non sono necessari», come ha spiegato Karin Keller-Sutter rispondendo a Marco Romano durante l'Ora delle domande.