Sono 61 le violenze, tra fisiche e verbali, registrate lo scorso anno in Svizzera.
Il Canton Zurigo detiene il triste record di casi. Oltre la metà delle vittime riscontra conseguenze psicologiche.
BERNA - L'anno scorso sono state registrate in Svizzera 61 aggressioni basate sull'orientamento sessuale. Nonostante le misure di contenimento contro la diffusione della pandemia, questa cifra è rimasta stabile.
Aggressioni verbali e fisiche - Si è trattato in maggioranza di violenza verbale, con offese e insulti, stando al rapporto pubblicato oggi da diverse organizzazioni svizzere LGBTQ+ in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia. La violenza fisica riguardava circa il 18% dei casi, in calo rispetto al 2019, quando costituiva un terzo delle 66 aggressioni segnalate. Questa diminuzione è probabilmente legata alle misure di contenimento legate al Coronavirus.
Molti casi a Zurigo - La maggior parte delle aggressioni ha avuto luogo in spazi pubblici e la stragrande maggioranza è stata riportata nel cantone di Zurigo. Più della metà delle vittime ha riferito di avere subito conseguenze psicologiche e solo il 20% di questi attacchi sono stati seguiti da una denuncia, nota il rapporto.
Più prevenzione - Sulla base di questi risultati, le organizzazioni chiedono misure per prevenire i crimini d'odio contro le persone LGBTQ+. Accettando nel febbraio 2020 l'estensione della norma penale anti-discriminazione, la popolazione ha inviato un forte segnale in questa direzione, ma le misure necessarie affinché questa legge abbia un effetto concreto sono «finora totalmente assenti», si rammarica il rapporto.
Svizzera in ritardo - Il Consiglio federale ha perso diverse occasioni per agire e questo «fa sì che la Svizzera resti indietro rispetto ad altri paesi europei in termini di protezione e uguaglianza per le persone LGBTQ+». Spetta ora ai cantoni intervenire.
Le associazioni in prima linea - L'Organizzazione svizzera delle lesbiche e Pink Cross hanno quindi coordinato la presentazione di 16 interpellanze cantonali da Sciaffusa a Berna a Ginevra (non in Ticino) per sostenere e proteggere le persone colpite dalla violenza e l'adozione di misure preventive. Ai governi cantonali si chiede non solo di formare gli agenti di polizia e accompagnare le vittime, ma anche di prevenire e sensibilizzare contro i crimini d'odio. «È il momento di essere proattivi e di migliorare la vita quotidiana di migliaia di persone in Svizzera», ha detto Julien Eggenberger, membro socialista del Gran Consiglio vodese, citato in un comunicato congiunto delle due associazioni.