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A processo una ex di Claudio Zali: «Non l'ho diffamato, ho davvero subito una violenza»

La donna è accusata di diffamazione e ingiuria per vari post e mail scritti su Zali e la granconsigliera Simona Genini.
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A processo una ex di Claudio Zali: «Non l'ho diffamato, ho davvero subito una violenza»
La donna è accusata di diffamazione e ingiuria per vari post e mail scritti su Zali e la granconsigliera Simona Genini.

BELLINZONA - Avrebbe commesso atti diffamatori e ingiuriosi nei confronti del consigliere di Stato Claudio Zali e della sua compagna e granconsigliera Simona Genini la donna oggi a processo alla Pretura penale di Bellinzona.

L'imputata, una 53enne ticinese che avrebbe intrattenuto una relazione intima con il politico tra il 2014 e il 2023, avrebbe infatti pubblicato dei post sui social e inviato delle mail dai contenuti offensivi e lesivi per la reputazione di Zali e Genini.

Zali accusato di violenze - In particolare, tra il 2023 e il 2024 attraverso i social media X e Facebook la donna ha accusato Zali di essere «un picchiatore» e di aver preso «già tre querele», riferendosi a lui come «un famoso politico ticinese» e pubblicando una parte della querela da lei sporta nel 2017 nei suoi confronti, e poi ritirata, per reati contro l'integrità fisica.

In un commento sotto un articolo della Regione riferito a Zali la 53enne ha inoltre scritto che il consigliere di Stato ha preso denunce «per violenza fisica» precisando che una è poi stata ritirata «per paura e minacce» e che un'altra presunta vittima «prende 300 franchi al mese per il silenzio».

«Abusatore di donne indifese» - Nell'aprile del 2024 l'imputata ha poi inviato varie mail ad alcuni funzionari cantonali e al quotidiano la Regione allegando dei post pubblicati da un'altra ex partner di Zali (da lui denunciata per stalking) che prendevano di mira lui e Simona Genini, scrivendo «abusatore di donne indifese» e «una delle tante abusate da Zali», nonché, su Genini, «perché girano voci che fa uso di stupefacenti?».

«Ho detto la verità» - Interrogata rispetto al primo episodio, quello del post in cui ha tacciato Zali di «picchiatore», la donna ha sottolineato che «non si tratta di diffamazione perché io la violenza l'ho subita e quanto ho scritto corrisponde alla verità. Inoltre in questo tweet Zali non è riconoscibile».

In questo caso, in effetti, la 53enne non aveva esplicitamente fatto il nome di Zali, ma il suddetto post era stato pubblicato subito dopo che aveva condiviso un articolo del nostro portale che concerneva proprio il leghista.

«La gente non ha capito che mi riferivo a lui» - «Sì, dentro di me mi riferivo a lui, ma la gente non lo ha capito», ha insistito l'imputata. «C'è chi ha pensato a un altro politico, perché sul mio profilo avevo delle foto con lui. Inoltre in un post passato avevo criticato un ulteriore altro politico, quindi altri hanno pensato a lui».

Quella denuncia ritirata - E, riguardo alla denuncia da lei sporta nel 2017 contro il consigliere di Stato Zali, lancia accuse allarmanti: «L'ho ritirata perché con Zali poi ci siamo scritti e lui mi ha minacciata, dicendomi anche che se non l'avessi ritirata l'avrei rivisto solo nella bara. Avevo paura per me e paura di rimanere sola, ma l'episodio che ho denunciato è successo realmente».

«Le mail? Uno sfogo» - Per quanto concerne invece le mail, la donna afferma «che è stato uno sfogo personale» e che la sua intenzione «non era quella di diffamare Zali»: «È solo che alcune persone la fanno sempre franca... è vero che le mail erano un po' un dispettuccio, ma noi ce li facevamo sempre».

L'imputata si è infine scusata per le ingiurie scritte via mail sulla granconsigliera Genini: «Non volevo inviarle alla Regione, l'indirizzo l'ho inserito per errore. Non ho niente contro di lei e mi scuso, non volevo far male a nessuno».

La pena proposta dal procuratore generale Andrea Pagani, che chiede che la donna venga riconosciuta colpevole di ripetuta diffamazione e ingiuria, è una pena pecuniaria di 900 franchi sospesa con la condizionale per un periodo di due anni, più una multa di 200 franchi e la copertura della tassa di giustizia e delle spese giudiziarie.

«Informazioni di interesse pubblico» - A prendere la parola, infine, è stata la difesa. «Ci sono elementi oggettivi» a sostegno di quanto la donna ha dichiarato rispetto alla violenza subita e le querele sporte, ha spiegato la MLaw Danijela Tipura, sottolineando che essendo Zali un personaggio pubblico era lecito che queste informazioni venissero divulgate.

La difesa chiede l'assoluzione - Per quanto riguarda invece gli altri episodi, la difesa ha evidenziato che la 53enne ha perlopiù condiviso ciò che aveva scritto un'altra persona, ovvero la donna denunciata da Zali per stalking, e che conta anche l'intenzionalità dell'imputata, «che non intendeva ingiuriare nessuno». Per questo è stata chiesta la sua assoluzione e un indennizzo per le spese legali sostenute.

La sentenza è attesa per l'8 aprile alle 11.

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