Il Consiglio federale ha accettato oggi la domanda di esportazione di materiale bellico da parte della Penisola araba.
La decisione ha naturalmente indignato il Gruppo per una Svizzera senza esercito: «L'esportazione di materiale bellico in un Paese che viola sistematicamente i diritti umani va condannato con la massima fermezza».
BERNA - La Svizzera fornirà al Qatar 6'000 munizioni da 27 mm per il cannone di bordo dell'aereo da combattimento europeo Eurofighter. Il Consiglio federale ha accettato oggi la domanda di esportazione. «Nel corso della sua ponderazione degli interessi, il Consiglio federale ha preso in considerazione tutti i criteri di valutazione previsti dalla legge e ritiene che non vi siano ragioni imperative per respingere la domanda», precisa il comunicato.
Maggior acquirente elvetico nel 2022
Il Qatar è stato il più importante acquirente di materiale bellico dalla Svizzera nella prima metà del 2022: le esportazioni nel primo semestre dell'anno sono state pari a 117,5 milioni di franchi. Secondo la Segretaria di Stato dell'economia (Seco), le forniture già effettuate verso il Qatar riguardano principalmente sistemi di difesa aerea, acquistati per proteggere gli stadi in occasione della Coppa del Mondo di calcio del prossimo inverno.
Il Qatar ha ricevuto tra le altre cose otto cannoni con relative munizioni. Il Paese ha dovuto garantire per iscritto che non sarebbero stati ceduti a Paesi terzi e che la Svizzera avrebbe potuto verificare in qualsiasi momento se i cannoni fossero in loco, precisa la Seco. L'esportazione è stata approvata perché i sistemi antiaerei non possono essere utilizzati per commettere violazioni dei diritti umani.
La condanna del GSse
Per il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSse) il fatto che la Svizzera continui a esportare materiale bellico in un Paese che viola sistematicamente i diritti umani «va condannato con la massima fermezza».«Il Qatar è governato da un regime autocratico e discriminatorio», scrive il GSse in risposta alla decisione del Consiglio federale. Il GSse esorta il Consiglio federale a «prendere finalmente sul serio il controprogetto alla cosiddetta iniziativa "correttiva" entrata in vigore all'inizio di maggio di quest'anno, e ad adottare condizioni di esportazione efficaci per il materiale bellico». In particolare, non dovrebbero essere fornite armi svizzere «a Stati che potrebbero usarle per mantenere i loro regimi in modo violento».