La scadenza (prevista per febbraio) sarebbe un problema per rifugiati e aziende
BERNA - Fra una manciata di mesi - per la precisione fine febbraio 2023 - lo statuto speciale S per i rifugiati ucraini dovrebbe scadere, e con esso la possibilità dei 30'000 di loro abili al lavoro di cercare impiego in Svizzera.
Per loro, la cui ricerca di un posto è particolarmente ostica anche proprio per la natura di questo permesso "ballerino", la faccenda rischia di diventare ancora più grama. Il rischio concreto è che molti di loro finiscano per appoggiarsi ancor di più alle casse dello Stato.
Da qui la proposta di Verdi e Socialisti affinché questo venga prorogato da subito.
Cosa propone la Sinistra
PS e Verdi vorrebbero che il Consiglio federale estendesse sin d'ora lo statuto speciale: «Nella situazione attuale, non c'è motivo per pensare che i rifugiati dall'Ucraina possano ritornare nel loro Paese in tempi brevi», spiega la consigliera nazionale dei Verdi Katharina Prelicz-Huber, che aggiunge: «un'altra cosa in cui chiediamo è chiunque cerchi rifugio in Svizzera e trovi lavoro dovrebbe avere il permesso di restare, indipendentemente dalla sua provenienza». Il PS, lo ricordiamo, spinge anche per una maggiore tutela dei diritti per i richiedenti asilo. Ma la Segreteria di Stato per la Migrazione si rifiuta di andare avanti.
Cosa dicono i datori di lavoro
Anche l'Associazione svizzera dei datori di lavoro (SAV) sarebbe in linea di principio favorevole a una maggiore sicurezza per quanto riguarda la pianificazione: «Riteniamo più probabile che il permesso S sarà verosimilmente prolungato. Ma questo non è sufficiente. Abbiamo bisogno di certezze il prima possibile», afferma il portavoce Andy Müller. Ma resta poco probabile che la Svizzera prenda una decisione senza prima vedere come procederà l'UE.
Cosa dicono i contrari
Il consigliere nazionale democentrista Thomas Aeschi vorrebbe esattamente il contrario: cioè che lo status di protezione dovrebbe scadere, questo perché «i rifugiati provenienti dall'Ucraina non dovrebbero più essere favoriti rispetto agli altri».
Il consigliere nazionale del PLR Hans-Peter Portmann è invece più interlocutorio: «È giusto aspettare prima di un prolungamento, valutando l'evoluzione della situazione in Ucraina, anche fino all'ultimo se necessario». Le aziende mostrare flessibilità con le assunzioni di ucraini e ucraine: «Se poi dovesse davvero scadere i lavoratori dovranno rientrare, ma nel breve termine la carenza di lavoratori qualificati sarà comunque alleviata».
Queste sarebbero le conseguenze
Se lo status di protezione venisse prorogato, la situazione rimarrà quella attuale. Se invece dovesse scadere, gli ucraini senza lavoro dovranno presentare una vera e propria richiesta d'asilo. «Nella situazione attuale, i rifugiati che non provengono dalle zone più colpite dall'Ucraina orientale potrebbero avere meno possibilità di ottenere l'asilo. In ultima analisi, però, sono le autorità competenti a decidere», commenta Natalie Wenger di Amnesty Svizzera.
Proprio Amnesty, inoltre, sconsiglia di rimandare le persone in un Paese che non è ancora sicuro: «In caso si arrivasse a tanto, chi valuterà le richieste dovrebbe prendere una decisione basandosi sui singoli individui e le loro situazioni, piuttosto che considerare esclusivamente la loro provenienza geografica».