Al Pronto soccorso del Chuv, i risvegli dal sonno etilico sono accompagnati da un'intervista di 30 minuti.
LOSANNA - È un fenomeno (malcostume sarebbe meglio dire) molto diffuso tra i giovani: l'abbuffata di alcol, il "binge drinking", l'assunzione di cinque o sei drink differenti che spesso portano molti adolescenti dritti (e spianati) sulla portantina di un'autolettiga.
Al Pronto soccorso dell'Ospedale universitario del Vaud, il Chuv di Losanna, ne vedono arrivare tanti di ragazzi distesi e stesi dall'alcol. Così i responsabili della Medicina delle dipendenze del presidio hanno pensato che non bastasse più redigere la solita cartella clinica, liquidare il solito bevitore professionale di turno con le raccomandazioni di rito e l'invito a dedicarsi ad altri passatempi.
Si sono invece addentrati nel campo della psicologia dell'emergenza e ri-tirato fuori la trovata scientifica del professor Jeffrey T. Mitchell, ordinario all'Università del Maryland, che nel 1983 cominciò a parlare di "debrifieng" (chiamata a rapporto per analizzare un accaduto al termine della sua fase di svolgimento).
Ai giovani che si risvegliano dal sonno etilico, i sanitari del Pronto soccorso di Losanna gli parlano e li sottopongono a una intervista di mezz'ora. Come riferisce al quotidiano 20Minutes il Dr. Jacques Gaume, Responsabile della ricerca in Medicina delle dipendenze, «i giovani in questa situazione si sono moltiplicati a partire dagli anni 2000. Il modo migliore è ascoltare, non giudicare, e cercare ciò che può motivare la persona nel suo percorso personale, i suoi obiettivi».
I fatti sembra gli stiano dando ragione: la sperimentazione in atto a Losanna (che durerà tre anni) e che è portata avanti con il sostegno del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica, sta dando già i suoi primi frutti. «I dati del nostro studio dicono che i casi di "binge drinking" tra i giovani, grazie a questa tecnica, si sono significativamente ridotti. E dunque il programma sarà portato avanti».
Visti i risultati, probabilmente il progetto verrà esteso anche ad altri ospedali svizzeri. «Accompagnare questi risvegli con l'intervista si prefigge l'obiettivo di far capire come si è arrivati a oltrepassare la misura e aiutare i giovani tra i 18 e i 35 anni a trovare il modo di evitarlo».
Lo stesso dottor Gaume ha rivelato che «alcuni giovani hanno smesso di bere del tutto, altri evitano il giovedì perché hanno lezione a scuola il venerdì, altri ancora hanno iniziato a contare i bicchieri».
I primi dati che emergono dicono che chi si è sottoposto al brief post sbronza ha visto «diminuire gli episodi di alcolismo acuto di 1,5 al mese per almeno un anno». Potenza della parola.