La violenza scoppiata durante il Capodanno berlinese fa ancora discutere. L'esperta spiega perché tutto questo non si verificherà in Svizzera
ZURIGO - Le immagini del capodanno berlinese rovinato dagli eccessi di alcuni gruppi di giovani afgani continuano a suscitare indignazione e incredulità. Razzi sparati in aria, botti e colpi di pistola esplosi, oltre agli atti di violenza contro polizia, paramedici e pompieri. Questo è quanto di può vedere nelle immagini diventate virali negli ultimi giorni.
In un'intervista rilasciata a 20 Minuten, la direttrice del Dipartimento di Giustizia di Zurigo Jacqueline Fehr spiega perché è convinta che in Svizzera tutto ciò non arriverà a verificarsi, ma sottolinea pure quali segnali di pericolo dovremmo prendere sul serio.
Episodi come quello del capodanno a Berlino rischiano di avere luogo anche in Svizzera?
«Non ci sono segnali che invitano a pensarlo. In Svizzera ci sono molti meno giovani senza lavoro e prospettive. Lo dobbiamo a una politica d'integrazione e istruzione di successo, che offre un'ottima formazione professionale. Ma anche alla politica sugli spazi urbani, che impedisce lo sviluppo di ghetti».
Solo pochi giorni fa, diverse dozzine di giovani stranieri hanno molestato e minacciato persone a Seebach...
«Questi sono segnali d'allarme che dobbiamo prendere sul serio. Zurigo ha il vantaggio di avere un'alta percentuale di alloggi cooperativi sparsi in tutta la città, anche in periferia. Ciò promuove la mescolanza e contrasta la ghettizzazione».
Però si verificano anche frequenti scontri fra stranieri attorno alle stazioni ferroviarie di Stadelhofen e Oerlikon.
«La violenza c'è in ogni società. Non si può ridurre tutto alla questione della migrazione. Ciò che conta è la velocità con cui reagisci. Riusciamo a risolvere rapidamente tali incidenti e a frenare l'aumento del tasso di criminalità giovanile. Anche grazie a un diritto penale minorile che non è solo punitivo, ma affronta i deficit educativi e riporta i giovani su un percorso libero dalla criminalità».
Tuttavia, la violenza giovanile nel cantone di Zurigo è più che raddoppiata, tra il 2015 e il 2021.
«La violenza giovanile si muove a ondate. Se aumenta, interveniamo in modo più incisivo per fermarne lo sviluppo. Rispetto al 2021 è diminuita di un quarto. Sono fiduciosa del fatto che abbiamo superato il picco di questa ondata».
Aumentano anche le violenze contro i funzionari.
«Tuttavia, non sono principalmente i giovani i responsabili di questa tendenza. Al contrario, alcuni adulti mostrano una crescente aggressività nei confronti delle autorità. Penso agli oppositori delle misure contro il Covid. Ci preoccupano più degli adolescenti».
Qual è il problema?
«Le cose stanno così: il numero crescente di giovani afgani, in particolare, rappresenta una sfida importante: per sopravvivere, molti di loro si sono abituati a comportarsi in un modo che non è rispettoso della legge».
Per quanto tempo andrà bene?
«Sono fiduciosa. La riforma dell'asilo del 2015/2016, dell'ex consigliera federale Simonetta Sommaruga, consente procedure legali più snelle. Sappiamo chi è ospitato e dove vive. La qualità della vita in Svizzera è il risultato di un lavoro politico e sociale impegnato e costante. Naturalmente ci sono sempre sfide ed eccezioni, ma dal 2015 abbiamo integrato decine di migliaia di giovani nella società e nella vita lavorativa».