Il "niet" è giunto con 102 voti contro 71 e 2 astensioni. Il dossier torna ora ai "senatori", che si riuniranno già domattina
BERNA - Dopo un lungo dibattito, un'alleanza sinistra-UDC ha respinto al Consiglio nazionale le garanzie finanziarie della Confederazione, pari a 109 miliardi di franchi, per l'acquisizione del Credit Suisse (CS) da parte di UBS. In precedenza gli Stati le avevano invece approvate.
I due crediti d'impegno - 100 miliardi erogati dalla Banca nazionale svizzera (BNS) al CS sotto forma di prestito coperto da garanzia federale nonché di una garanzia di 9 miliardi di franchi della Confederazione a UBS per ridurre i rischi derivanti dall'acquisizione di alcune attività potenzialmente in perdita - sono stati approvati dagli Stati con 29 voti contro 6 e 7 astenuti. Il "niet" del Nazionale è giunto con 102 voti contro 71 e 2 astensioni. Il dossier torna ora ai "senatori", che si riuniranno già domani alle 08.15.
Così come in precedenza alla Camera dei cantoni, anche a quella del popolo le discussioni non si sono incentrate sui due crediti d'impegno, ma sulle cause del dissesto del Credit Suisse e sulle misure da adottare per il futuro.
Per Anna Giacometti (PLR/GR) «il 19 marzo - data dell'annuncio dell'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, ndr. - è stata una giornata nera per il personale di Credit Suisse, per i clienti, per gli azionisti e per tutta la Svizzera». «Il gruppo PLR deplora il fatto che i dirigenti strapagati della banca abbiano messo in serio pericolo la nostra economia e il sistema finanziario globale e che lo Stato abbia dovuto intervenire per evitare il peggio», ha aggiunto la grigionese.
Jean-Paul Gschwind (Centro/JU) ha sottolineato come la direzione del Credit Suisse ha commessi gravi errori. «L'avidità e la propensione al rischio, incoraggiato dal versamento di bonus incedenti, ha portato la banca in una situazione insostenibile», ha sostenuto il giurassiano.
Sarah Wyss (PS/BS) ha criticato la legislazione in vigore che ha permesso di arrivare a questa situazione: è stato giusto salvare il Credit Suisse ma ora è necessario adottare condizioni quadro per limitare i rischi per l'economia elvetica e le finanze federali, per esempio aumentando i fondi propri per le banche di rilevanza sistemica e vietando i bonus, ha detto.
La popolazione svizzera è preoccupata della grandezza della nuova UBS, ha aggiunto Felix Wettstein (Verdi/SO). Per l'ecologista occorrerebbe modificare le basi legali per fare in modo che le imprese che ricevono aiuti dalla Confederazione si impegnino rispettare obiettivi di sostenibilità. Secondo il solettese, le grandi banche devono abbandonare il finanziamento di progetti negativi per l'ambiente.
Pirmin Schwander (UDC/SZ) si è chiesto se non c'erano migliori alternative. «L'UDC non si è spostato a Berna solo per approvare una soluzione già confezionata». I democentristi non vogliono più banche che dominano il mercato, vogliono che in futuro non esitano più banche troppo grandi per fallire.
Nel suo intervento la consigliera federale Karin Keller-Sutter ha evocato come si è giunti a questa situazione. Senza gli aiuti decisi dalla mano pubblica, ha aggiunto la ministra delle finanze, Credit Suisse sarebbe fallita in due giorni.
Credit Suisse è una banca sistemica non solo a livello svizzero, ma mondiale, ha ricordato Keller-Sutter. «Un fallimento avrebbe avuto conseguenze catastrofiche». La Confederazione ha studiato altre alternative, ma i rischi erano troppo grandi.