Secondo Helsana solo il 7% di chi richiede assistenza lo fa per motivi non urgenti.
BERNA - Ormai da anni si indicano quali responsabili del sovraffollamento dei pronto soccorso i pazienti con problemi medici minori che si presentano in ospedale. E sempre da anni si discute dell'opportunità di prevedere una "tariffa" di 50 franchi per chi "ingolfa" le strutture sanitarie d'emergenza con richieste non gravi. Ma potrebbe non essere così.
Motivi - Molti pazienti non riescono più a trovare un medico di base e quindi si rivolgono direttamente all'ospedale quando hanno un disturbo», ha affermato Regine Sauter, consigliera nazionale della PLR e presidente dell'associazione ospedaliera H+. Inoltre alcune persone sono diventate più ansiose e impazienti e così invece di «cercare di curare una malattia a casa, vogliono un'assistenza medica immediata. E poi ci sono anche gli stranieri che non hanno abbastanza familiarità con il sistema sanitario locale», aggiunge.
Richiesta - Da anni, quindi, si chiede di introdurre una tassa speciale di 50 franchi per scoraggiare chi si reca in ospedale per problemi medici banali, impedendo così al personale di occuparsi delle vere emergenze. Un'iniziativa parlamentare in tal senso, presentata nel 2017 dall'allora consigliere nazionale verde-liberale Thomas Weibel, è ancora in sospeso.
La realtà - Tuttavia, la percentuale di "inezie" mediche nelle emergenze ospedaliere è controversa e un nuovo studio di Helsana giunge a una conclusione diversa. I dati di fatturazione della compagnia di assicurazione sanitaria mostrano che il numero di consultazioni nei reparti di emergenza è aumentato notevolmente negli ultimi anni, fino a raggiungere ben 1,75 milioni nel 2023. L'afflusso è particolarmente elevato nei fine settimana. Questo è un problema per gli ospedali, che devono fornire sempre più personale per le emergenze in un momento in cui c'è carenza di manodopera qualificata.E rappresenta anche un onere per i contribuenti, perché il trattamento di un'emergenza ospedaliera è circa due volte più costoso di quello di un medico di base.
Cifre - Secondo i dati di Helsana, il sospetto di trovarsi davanti a troppe emergenze "sbagliate", non è reale. La percentuale di casi "banali" è in realtà diminuita costantemente, passando dal 10% nel 2014 ad appena il 7% nove anni dopo. E per cercare di identificare il caso non urgente si ipotizza solitamente il caso in cui non vi sia «un ulteriore ricorso ai servizi nei 30 giorni precedenti e successivi - a parte eventuali farmaci acquistati in farmacia - In tal caso si può presumere che la visita d'urgenza non fosse obbligatoria», scrivono gli autori di Helsana.
Commento - Poiché il numero di questi casi minori secondo questa definizione è significativamente inferiore a quello previsto, «la richiesta dell'iniziativa parlamentare ha poco senso. Invece di dare il sollievo desiderato, la tassa d'emergenza provoca semplicemente più lavoro amministrativo».
Alternative - Helsana promuove i modelli Telmed, offerti ormai da tutte le principali casse malati: medici specialisti possono utilizzare una telefonata o una video chiamata per valutare se una malattia o una lesione richiede un trattamento immediato o se è sufficiente una visita in farmacia o in uno studio medico il giorno successivo.
Futuro - Alla fine di settembre, il Consiglio nazionale dovrà decidere se prorogare la scadenza della proposta, che è già stata sottoposta a una serie di ulteriori cicli parlamentari. La commissione preliminare ha deciso di non distinguere tra emergenze vere e proprie e casi banali. Questo perché «un tale approccio avrebbe portato all'incertezza giuridica e aumentato il carico di lavoro del personale medico e infermieristico».