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SVIZZERALa violenza domestica non ha genere: «Mi minacciava e mi graffiava»

05.11.24 - 20:30
L'altra (e ugualmente tossica) faccia della violenza domestica racchiusa in due storie. L'esperto: «È un argomento ancora tabù».
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La violenza domestica non ha genere: «Mi minacciava e mi graffiava»
L'altra (e ugualmente tossica) faccia della violenza domestica racchiusa in due storie. L'esperto: «È un argomento ancora tabù».

ZURIGO - Non solo le donne subiscono violenza domestica. Il tema è molto delicato e poco affrontato dai media. Recentemente un documentario di Netflix “My wife, my abuser” ha scoperchiato il vado di Pandora raccontando i maltrattamenti che un uomo britannico ha sopportato dalla moglie per un decennio. Un fenomeno che esiste anche alle nostre latitudini.

Quando la vittima è l'uomo - «Ho avuto una relazione con una ragazza che soffriva di un disturbo della personalità. Capitava spesso che mi minacciasse con un coltello da cucina oppure mi colpisse con un pugno», ha raccontato Samuel*, una vittima, al portale 20 Minuten.

«Quando l’ho allontanata lei ha ribaltato la situazione accusandomi di essere un partner violento», ha continuato Samuel. Le testimonianze raccolte dal quotidiano d’oltralpe spaziano su un ventaglio di violenze di ogni genere. «15 anni di convivenza con una donna narcisista mi hanno rovinato. Mi insultava, gridava per ogni cosa, mi sputava addosso e non esitava a graffiarmi o picchiarmi quando era arrabbiata», ha invece ammesso Riccardo*.

«Aveva il controllo totale della mia vita». Riccardo è uscito da questa relazione tossica solo da qualche mese. Ora si trova in un ospedale psichiatrico dove ha iniziato un periodo di riabilitazione. «Mia moglie non mi dà pace. È uno stress costante». 

Mancano le case di accoglienza - Le strutture per la presa a carico di uomini che soffrono di violenza domestica si contano sulle dita di una mano e sono ancora poco conosciute. «È un argomento ancora tabù». Per Manfred Schneeberger, direttore del centro per uomini Zwüschehalt di Lucerna, il problema è chiaro.

«Lo sguardo della società è diverso», ha spiegato a 20 Minuten. «Se per le donne si tende ad avere più empatia quando si tratta di violenza domestica, per gli uomini i sentimenti sono ambigui. Ci si aspetta che siano più forti e che sappiano difendersi».

Purtroppo non è sempre così. «La conseguenza? Gli uomini si chiudono nel silenzio e non condividono con nessuno la loro sofferenza. Non cercano aiuto». Secondo Schneeberger non esiste uno spazio in cui gli uomini possono aprirsi senza essere giudicati negativamente.

Un tabù da rompere - In Svizzera attualmente sono attive tre case di accoglienza per uomini. Nessuna però in Ticino. Nel 2021 il centro Zwüschehalt ha ottenuto il riconoscimento Swiss Diversity Award. Un premio che incoraggia la promuovere della diversità e dell'inclusione in tutte le sue forme. 

Negli anni il direttore ha incontrato molte vittime. La reazione è sempre la stessa. «Quando entrano qui e riescono finalmente a svuotare il sacco si sentono sollevati. Hanno bisogno di qualcuno che li ascolti». Quello che Schneeberger offre ai suoi ospiti è un luogo sicuro dove poter ritrovare un certo equilibrio mentale. «Il fenomeno interessa tutte le classi sociali, senza distinzioni. Abbiamo pazienti di ogni strato sociale della popolazione: dottori, operai e persino amministratori delegati».

*nomi noti alla redazione

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