Prima di consegnarsi alle autorità, la 75enne - che ha ucciso il piccolo Ilias M. (7 anni) giovedì a Basilea - ha informato dei fatti istituzioni, conoscenti e media
BASILEA - Quattro giorni dopo l’atroce crimine verificatosi sul St. Galler-Ring - dove l’anziana di nazionalità svizzera, apparentemente in stato confusionale, ha accoltellato a morte il piccolo di origini albanesi Ilias M., ferendolo alla gola - Basilea è ancora sotto shock: lo dimostra anche il corteo funebre in memoria del bimbo, tenutosi sabato in città a cui hanno preso parte migliaia di persone.
Quanto alla 75enne, secondo quanto ha fatto sapere nelle scorse ore il Ministero pubblico, la donna, poco dopo avere commesso l’omicidio, ha informato dei fatti diverse persone, così come le istituzioni - via telefono o sms -. Inoltre, stando a una fonte di 20 Minuten, l’anziana ha preso contatto anche con i media. Ma ciò che la donna ha rivelato ai suoi interlocutori, tuttavia, non è stato reso noto. E al riguardo, visto l’indagine in corso, la procura non ha ancora potuto pronunciarsi.
Secondo lo psichiatra forense Josef Sachs, per il momento «si possono fare solo speculazioni», poiché «dal solo fatto che la donna sentisse la necessità di comunicare quanto verificatosi non consente di trarre alcuna conclusione».
Per il medico, tuttavia, potrebbero essere due le possibili spiegazioni alla base dell’atroce gesto: «La donna può avere agito per un motivo ideologico oppure perché spinta dalla paura, poiché riteneva di essere perseguitata dalle autorità o dalle istituzioni». Tant’è vero che l’anziana non aveva un rapporto idilliaco con queste ultimi: aveva debiti elevati, le era stato assegnato un tutore e lo scorso decennio a suo carico era stata avviata una procedura fallimentare.
La donna, in ogni caso, in questi giorni è stata sottoposta a una perizia psichiatrica. Non è comunque ancora noto se l’anziana sia affetta o meno da malattie mentali e, in caso affermativo, in quale forma. Quest’ultimo aspetto lascia aperto però un quesito: visti i precedenti, non si sarebbe potuto procedere prima con una perizia psichiatrica? Secondo Sachs, non vi sono elementi per poter parlare di un’eventuale insolvenza delle autorità.