La Corte ha riconosciuto colpevole di assassinio la donna che ha accoltellato il piccolo di 7 anni
«La sua follia è incomprensibile per lei che ne soffre. Per tutti gli altri che hanno assistito al processo è invece palese»
BASILEA - È stata riconosciuta colpevole la donna di 76 anni che il 21 marzo del 2019 a Basilea ha ucciso il piccolo Ilias, un bimbo di 7 anni, accoltellandolo per strada.
Il Tribunale penale di Basilea ha seguito la richiesta della pubblica accusa. Tutte le condizioni per una condanna per assassinio sono soddisfatte, ha detto oggi il presidente della corte presentando la sentenza. Ma visto che la donna è stata dichiarata «non imputabile e quindi non punibile» è stata decisa la misura dell'internamento.
La 76enne «ha pugnalato il bambino a sangue freddo e per interesse personale come fosse un agnello», ha dichiarato il presidente. Stando all'atto d'accusa, la donna ha iniziato a pianificare il suo gesto tre giorni prima di quel 21 marzo, girovagando nel quartiere di Gotthelf "come una tigre", secondo le dichiarazioni fatte agli inquirenti. Ha anche preparato le bozze di alcuni messaggini SMS spediti a diverse persone dopo il delitto.
Rivolgendosi alla donna la Corte l’ha definita folle. «La sua follia è incomprensibile per lei che ne soffre. Per tutti gli altri che hanno assistito al processo è invece palese». Un giudizio che si basa anche sul referto psichiatrico, che parla di un disturbo narcisistico di personalità.
«Poiché lei soffre di una follia persistente - ha aggiunto ancora la Corte -, non è in grado di vedere l'ingiustizia delle sue azioni». Inoltre è stato spiegato alla 76enne che le sue accuse nei confronti delle autorità sono del tutto infondate. «Non le è mai venuto in mente che è stata mandata via dal suo appartamento perché non pagava l'affitto da mesi, e questo perché era così presa dalla sua follia».
Pur riconosciuta colpevole di assassinio, l’omicida non verrà messa in carcere. La corte ha deciso che sarà internata, come richiesto dall’accusa. È stata esclusa invece una misura terapeutica. Quest'ultima sarebbe infatti giustificata in presenza di un disturbo mentale grave con possibilità di guarigione. Per la Corte «la follia della donna, presente da oltre 40 anni», è stata ritenuta «inguaribile».
Il tribunale ha poi respinto le richieste di riparazione per torto morale per 185'000 franchi e di risarcimento per circa 18'700 franchi presentate dai genitori del bambino.