Il ministro degli Affari Esteri ha chiesto al suo dipartimento di esaminare il futuro della politica del paese.
La cooperazione con gli Stati che condividono i valori svizzeri è la pista privilegiata.
BERNA - Si pensava fosse immutabile. La neutralità svizzera potrebbe invece evolversi in un futuro molto prossimo. Il domenicale “SonntagsZeitung” ha rivelato questa mattina l'esistenza di un documento interno al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) che dimostrerebbe la volontà di fare chiarezza sulla questione. Commissionato dal consigliere federale Ignazio Cassis, questo rapporto valuta diverse opzioni sul futuro della politica di neutralità.
La nuova politica - Secondo le fonti, una “neutralità cooperativa” è la direzione intrapresa. Questa scelta rappresenterebbe uno «sviluppo moderato» del concetto di neutralità attualmente in vigore. «L’adattamento deve essere condotto in modo graduale, non vogliamo uno strappo brusco» spiega il documento. La neutralità armata e permanente rimarrebbe in vigore, ma questa evoluzione permetterebbe al Governo svizzero di disporre di un maggiore margine di manovra. La Svizzera avrebbe così la possibilità di cooperare con paesi e alleanze (per esempio l’Ue o la Nato), con cui condivide i valori di libertà e di democrazia.
Ma quali cambiamenti concreti comporterebbe questa nuova linea politica? In particolare due aspetti sono coinvolti: le esercitazioni militari congiunte, anche su suolo svizzero, e l’adesione alle sanzioni economiche. L’intenzione del documento non è quella di stravolgere completamente il principio di neutralità. Ad esempio, continuerà a vigere il divieto di fornire armi ai belligeranti. Una lieve sfumatura però permetterebbe ai paesi partner di consegnare armi prodotte in Svizzera a paesi in guerra. Una pratica attualmente vietata, Germania e Danimarca non hanno potuto inviare in Ucraina materiale di guerra di produzione svizzera.
Le alternative - Il rapporto sta valutando anche altre strade: il ritorno alla piena neutralità (richiesta soprattutto dall’UDC) che manterrebbe lo status quo, abbandonare la neutralità oppure l'adesione alla Nato. La necessità di riadattare il principio di neutralità è sicuramente legata alla guerra in Ucraina. Secondo il rapporto «la Svizzera sta raggiungendo i limiti della sua capacità di autodifesa» e la neutralità non deve essere intesa all’esterno come «un modo di essere neutrali». Una commissione governativa dovrebbe discutere il rapporto durante il mese di agosto.