La decisione del Consiglio Nazionale nei confronti di un'iniziativa, di cui si è molto parlato, di Lorenzo Quadri.
Per contrastare la criminalità transfrontaliera, la chiusura dei valichi di confine durante la notte presenta pochi vantaggi.
È facendo propria questa motivazione del governo che il Consiglio nazionale ha respinto oggi per 132 voti a 58 e 2 astensioni una mozione di Lorenzo Quadri (Lega-UDC/TI). Quadri auspicava un intervento del governo per limitare le scorrerie di malviventi in territorio ticinese, specie nel Mendrisiotto.
Con questa mozione, Quadri rilevava la richiesta formulata nel 2014 dall'ex consigliera nazionale Roberta Pantani (Lega/TI) accolta all'epoca dal Parlamento nonostante la raccomandazione negativa del Governo.
Il test nel 2017 e la querelle diplomatica
L'esecutivo, messo sotto pressione, aveva quindi deciso quale test pilota di sbarrare tre valichi di frontiera ticinesi - Novazzano-Marcetto, Pedrinate e Ponte Cremenaga - dalle 23.00 alle 05.00 - da inizio aprile 2017 a fine settembre dello stesso anno.
Per tutta risposta, il Governo di Roma aveva convocato l'ambasciatore svizzero nella città eterna, all'epoca Giancarlo Kessler, per chiarimenti. Terminato l'esperimento, il Consiglio federale aveva giudicato poco efficace il provvedimento, decidendo di non prorogare il test benché il Parlamento abbia più volte deciso di non archiviare la mozione Pantani fino al giugno 2022 quando, come ha ricordato Quadri nel suo intervento, è stata tolta dall'agenda.
Stando al deputato leghista, interrompendo il test il Consiglio federale non ha rispettato il mandato conferito dal parlamento, preferendo piegarsi alle rimostranze di Roma
Quadri: «I problemi ci sono»
Eppure, stando al consigliere nazionale leghista i problemi sussistono. Di recente, a Novazzano, proprio in prossimità di un valico incustodito, è stata commessa una rapina a mano armata al domicilio di due anziani, i quali sono stati legati e costretti a consegnare il contenuto della cassaforte, ha sottolineato il municipale di Lugano, precisando che i «malviventi sono arrivati e fuggiti in auto dall'Italia, cosa che non avrebbero potuto evidentemente fare se il valico stradale fosse stato chiuso».
L'iniziativa, inoltre, aveva attirato la simpatia anche di diversi sindaci d'oltrefrontiera.
Poca incidenza sulla criminalità
Pur dicendosi consapevole del problema della criminalità transfrontaliera e delle sfide legate alla migrazione illegale al confine meridionale, il Governo ha assicurato nella sua risposta scritta di prendere sul serio le preoccupazioni della popolazione locale: nelle regioni di confine la situazione in materia di sicurezza viene costantemente sorvegliata e analizzata.
Tuttavia, l'esecutivo ha ricordato che dalle chiusure notturne dei valichi secondari nel Canton Ticino attuate, a scopo di prova, nel 2017, «non sono emerse indicazioni sull'influenza di tale misura sul tasso di criminalità nel Canton Ticino».
Una decisione, quella dell'esecutivo, che teneva inoltre conto di tutti gli interessi in gioco: partecipazione della Svizzera a Schengen, relazioni bilaterali con l'Italia e senso di sicurezza della popolazione. All'epoca, il Consiglio federale era giunto alla conclusione che la chiusura dei valichi di confine durante la notte presentasse pochi vantaggi. Tale valutazione è rimasta invariata da allora, precisa la risposta. Per il Consiglio federale, i controlli mobili effettuati in Ticino rappresentano un mezzo efficace per contrastare la criminalità.