Inoltrato al Tribunale un ricorso contro la decisione del Governo, definita una «deliberata distorsione del mercato»
I postriboli, chiusi come misura anti-Covid, evidenziano le «contraddittorietà» di uno stop che avvantaggia e trasferisce la prostituzione in luoghi meno controllati come gli appartamenti
BELLINZONA - I locali erotici ticinesi «non minimizzano l’epidemia, ma non intendono diventare un gratuito capro espiatorio». È un passaggio del ricorso al Tribunale cantonale amministrativo con cui otto postriboli (tra cui l’Oceano di Pazzallo e il Maxim di Chiasso) chiedono di annullare l’ordine di chiusura ribadito dal Consiglio di Stato nella risoluzione del 26 ottobre scorso. La richiesta, inoltrata ieri, è di ripristinare l’attività dei locali erotici, almeno fino all’una di notte o in ogni caso fino al medesimo orario che sarà stabilito per gli esercizi pubblici ordinari.
La disparità di trattamento - Il ricorso, messo a punto dall’avvocato Marco Garbani, evidenzia quelli che sono - a dire dei ricorrenti - gli aspetti contraddittori e critici della decisione governativa. Spicca, tra gli argomenti, la disparità di trattamento a vantaggio della prostituzione negli appartamenti tuttora consentita. Anzi favorita dall’assenza di concorrenza. Per i ricorrenti si tratta di una «deliberata distorsione del mercato»: «Il Governo dovrebbe spiegare perché lo stesso atto sessuale può essere consumato in un appartamento a luci rosse, in una camera d’albergo, ma non in un locale erotico dove vige un piano di protezione specifico». Dalla deliberata omissione degli appartamenti «ne consegue che non è l’atto sessuale ad essere considerato dal Governo attività di contagio».
Un bar è un bar - Una contraddittorietà, quella che sembra favorire la prostituzione negli appartamenti, che diventa incoerenza - sempre secondo i ricorrenti - per rapporto agli altri esercizi pubblici che restano aperti come luoghi di incontri di ogni genere. «Il Governo - scrive l’avvocato Garbani - dovrebbe spiegare perché le ricorrenti non possono mantenere aperto l’esercizio come bar ordinario. Il personale va comunque pagato, al pari della locazione».
Altri aspetti contestati - I ricorrenti lo contestano, ma «se fosse l’adescamento ad essere contagioso, allora il Governo avrebbe dovuto proibire tale attività “preparatoria”, lasciando aperto il locale». Viceversa, argomenta il ricorso, «se fosse il rapporto sessuale ad essere contagioso l’autorità avrebbe dovuto proibire l’intero mercato della prostituzione e non limitarlo a quello dei locali erotici (in cui vige un piano di protezione)». Non risulta inoltre, secondo i ricorrenti, che il Governo abbia fatto eseguire un’indagine epidemiologica sui locali erotici.
Licenza con revoca sprint - L’incoerenza, si legge ancora nel ricorso, «regna ovunque sovrana anche per la sicurezza delle prostitute che, con la chiusura del locale erotico, vengono sospinte dal Governo ad operare altrove». Infine nel testo inoltrato al Tram, si evidenzia come la «revoca sa di beffa» per tre degli otto locali che avevano ottenuto di recente l'autorizzazione dal Cantone, uno addirittura - il Calipso-2 a Monteggio - lo scorso 7 ottobre, quando la questione Covid era già ampiamente nota.