Il sindacato Ocst punta il dito contro il colosso degli ascensori: «Nessuna apertura al dialogo»
L'azienda però non fornisce numeri locali: entro fine anno «è prevista una leggera riduzione degli effettivi» tramite soprattutto riallocazioni e pensionamenti
LOCARNO - Una cinquantina qui, una quarantina là. Brutte notizie sul tavolo del sindaco di Locarno, in questi giorni: oltre all'addio di Novartis - con soppressione di 50 posti di lavoro entro il 2023 - un altro dossier spinoso è quello della Schindler di via della Pace.
Il colosso degli ascensori ha iniziato un percorso di riorganizzazione che - avvertono i sindacati - prevederebbe il taglio di 40 posti di lavoro entro fine anno. Secondo l'Ocst, che cita fonti interne all'azienda, a essere colpiti sarebbero soprattutto impiegati amministrativi.
L'azienda contattata non fornisce numeri, ma parla di «una leggera riduzione degli effettivi» in vista. «La riduzione avverrà per lo più tramite riallocazioni, pensionamenti e prepensionamenti». Nell'ambito della riorganizzazione - comunicata la scorsa estate - lo stabilimento di Locarno «assumerà il ruolo di centro di competenza nel campo dell’elettronica, spostandosi dalle attività di natura più logistica».
Le voci parlano di un obiettivo di 350 dipendenti fissi, rispetto ai 390 attuali. Insomma non proprio bruscolini. Ma l'azienda - che impiega 66mila collaboratori nel mondo, 5mila in Svizzera - non fornisce cifre regionali e sottolinea come «rispetto al numero totale dei collaboratori la fluttuazione rimane comunque contenuta».
È comunque abbastanza per fare infuriare i sindacati - Unia e Ocst - che da alcuni giorni hanno organizzato un volantinaggio ai cancelli dell'azienda. Marco Pellegrini (Ocst) accusa il colosso di «mancanza di collaborazione» e di avere «creato un clima di grande preoccupazione tra i dipendenti». A inizio mese Schindler ha risposto picche alla richiesta di aprire un tavolo di consultazione. «È un peccato, e non capiamo questo atteggiamento di chiusura» chiosa il sindacalista. «Se non hanno nulla da nascondere, ci incontrino e spieghino come stanno le cose. I dipendenti - alcuni in azienda da decenni - hanno diritto di sapere».