Una procedura, quella del test, «troppo macchinosa per il cliente» spiega il gestore dell’Auberge di Lugano.
«Il problema è che si decide di andare in discoteca la sera stessa, non giorni prima», così Daniel Perri, gerente del Pix. Mosca bianca, il Jungle Club, che ha avuto un riscontro «sorprendente».
LUGANO - Si riaccendono le luci nei locali notturni ticinesi. E si esce finalmente dal buio. È una riapertura sudata, lungamente attesa, quella delle discoteche, possibile dal 26 giugno scorso per volere del Consiglio federale. Ma che lascia un po’ di amaro in bocca. Sì, perché per tre dei quattro club contattati da Tio/20minuti, le entrate languono.
Sotto la decina - «Stiamo lavorando veramente poco, siamo circa al 10% della capacità del locale», dice Matteo Magliazzi, gerente del Montezuma Club di Novazzano. E considerando che il locale può, in tempi normali, ospitare fino a 65 persone, sono numeri molto bassi. «Noi siamo comunque intenzionati a rimanere aperti. Ci sembra giusto, per invogliare la gente e far capire che come ci siamo stati per 30 anni, ci siamo anche adesso».
Il fattore improvvisazione - Anche al Pix di Ascona, che ha riaperto i battenti lo scorso weekend, le cifre registrate sono «ben al di sotto di quella che è la media pre-pandemica», conferma Daniel Perri, responsabile, oltre che del Pix, anche delle discoteche Vanilla di Riazzino e Rotonda di Gordola. «Il problema è che normalmente si decide di andare in discoteca la sera stessa. Non si va di certo a prepararsi giorni prima per fare un test». Una volontà organizzativa, quella relativa al tampone, che sembra essere più presente tra i turisti, spiega Perri. «Forse sono più predisposti perché vengono dall’estero e vogliono approfittare appieno della vacanza, mentre i local spesso improvvisano la serata dopo qualche ora al bar o a fine partita». E, per quanto riguarda il Vanilla: «Attualmente non abbiamo un bacino importante di gente che si presenta ai locali con la Certificazione Covid, non ci sono dunque ancora le prospettive giuste per la sua riapertura».
In molti si presentano senza Certificato - All’Auberge di Lugano, riferisce il gerente, «si lavora, ma chiaramente si lavora diversamente». «Due terzi di chi arrivava non aveva il Certificato, e quindi non ha potuto accedere al club. Solamente un terzo circa è potuto entrare». Anche in questo caso, per la questione test, viene lamentata l’incompatibilità tra la tipica serata in discoteca e la programmazione anticipata che ora viene richiesta: «La gente va a fare un aperitivo, poi magari vuole andare a ballare un po’ e chiaramente non può accedere. Questa è una grandissima mancanza per noi. Così è veramente macchinoso per il cliente».
C’è però chi ha fatto il pienone - Tutt’altra musica al Jungle Club, anch’esso situato nel centro della città sul Ceresio. «La riapertura è stata sopra le aspettative, e non pensavamo di avere un riscontro così alto». Un riscontro che, a giudicare dalle foto pubblicate sulle pagine social del locale, ha fatto il tutto esaurito. «La gente ha voglia di tornare alla normalità. Questa prima serata ci ha dato un segnale positivo e anche per questo weekend le riservazioni sono molte». Il Jungle Club, sottolinea Montini, ha inoltre creato una collaborazione con la Farmacia Maghetti di Lugano, tramite la quale i non residenti possono beneficiare, il venerdì e il sabato, di un prezzo speciale di 30 franchi a test.