Dopo "La dieta digitale dei sette giorni" arriva l'app. Ti testi per conoscere in che rapporti sei con la tecnologia.
Aggressività, isolamento, euforia o autostima, questi i parametri che il questionario prende in considerazione.
LUGANO - Un "Test Rapido" e monouso. La sua durata? Ventiquattro ore. E serve per riconoscere un problema di strettissima attualità. Il riferimento non è però a quel virus che da due anni sta gettando scompiglio nell'intero pianeta, bensì a qualcosa di più nascosto, quasi subdolo: il burnout e la dipendenza da smartphone.
Di cosa si tratta? Lo abbiamo chiesto al ricercatore ticinese Alessandro Trivilini, ideatore di questo innovativo sistema (applicazione) di monitoraggio della salute digitale che, in modo semplice e intuitivo, ti aiuta a scoprire se sei schiavo del tuo smartphone.
«È un primo passo per raccogliere dati e poterli elaborare con algoritmi di apprendimento automatico utili a definire come ci poniamo nei confronti di questi smartphone - sottolinea l'esperto -. L'approccio apre una strada per la cura della salute digitale. Il test è anonimo, quindi la privacy è al sicuro. Non ci sono vincoli né contratti e l'account si cancella automaticamente dopo 24 ore. Dopo due anni di sviluppo l’ho concluso e nell’epoca dello smartworking, dopo l’accelerazione digitale imposta dalla pandemia, è uno strumento di prevenzione utile per molte realtà».
Il test fa riferimento all'accudimento e all'attaccamento, di cosa stiamo parlando?
«Sono i parametri presi in considerazione nel libro "La dieta digitale dei sette giorni"*, provengono dalle neuroscienze. Vengono usati in campo clinico per misurare il grado di relazione tra due esseri umani. Io li ho presi e applicati sostituendo all'uomo lo smartphone. Questi parametri funzionano bene per misurare l'alterazione emotiva, quindi le emozioni che ci portano ad avere sempre in mano lo smartphone».
Un esempio di attaccamento e accudimento?
«Mettiamo che sei in auto e noti che la batteria del tuo telefono è "sul rosso". Se provi rabbia o vai in ansia vuol dire che hai una relazione con quell'oggetto importante, che ti manda in attaccamento. Non appena tu trovi un caricatore, provi invece un senso di sollievo, di benessere, significa che vai in accudimento. Questo "ping pong" tra attaccamento e accudimento è la parte scientifica di un approccio che serve a capire se tendi all'aggressività, all'isolamento, all'euforia o all'autostima».
A me sono usciti picchi un po' ovunque. Sono uno psicopatico?
«In realtà tutti, chi più, chi meno, vedranno prevalere alcune reazioni/emozioni. Il test rapido è una buona abitudine che potrebbe aiutare a evitare che il problema diventi sintomatico».
È tutto pronto o siamo ancora in fase di progettazione?
«Il progetto è concluso, sono già pronte le gift card che possono essere, tra l'altro, un economico regalo di natale. D'altra parte quanti di noi hanno un amico, familiare o collega che ha sempre in mano lo smartphone?».
Il test rapido ha quindi un costo?
«In questo momento si trova sul mio sito a 10 franchi. Un prezzo simbolico perché c’è un interesse crescente verso questo strumento di prevenzione e sono in corso trattative per una distribuzione più strutturata».
Dubito però che un test possa cambiare delle abitudini così consolidate
«Certo, ma si acquista consapevolezza. Con il tempo queste informazioni possono venire utili nel momento in cui il rapporto con il nostro device richiede attenzione. Ecco, il test aiuta a riconoscere quei momenti prima che sia tardi».
Si può parlare di diagnosi, nonostante sia solo un test online?
«Sì, è una diagnosi tecnica che precede quella clinica. E può essere utile anche al medico che non è preparato per fare una valutazione sul rapporto con la tecnologia per capire se una persona che è in burnout, che non dorme, che non mangia, ha un rapporto patologico con il proprio smartphone».
In questo momento storico non mi sembra che il problema sia molto affrontato
«Questo è un primo passo, strutturato, che consente alle persone d'iniziare a prendersi cura della salute digitale. Soprattutto in questo periodo storico in cui lo stile di vita cambia e tutto dev’essere sostenibile. Con il Covid abbiamo visto un'accelerazione in questo senso, tra scuola a distanza, smartworking e tempo chiusi in casa abbiamo rafforzato il rapporto con la tecnologia. In fondo, oggi, senza lo smartphone sei tagliato fuori. Non da tutto, ma quasi».
Sarebbe quindi utile anche per le aziende?
«Certo, specie nell'ottica di una valutazione del grado di responsabilità individuale sul posto di lavoro. Può aiutare a capire se una persona è lucida o meno».
Uno step conclusivo o il progetto va avanti?
«Il mio obiettivo è quello di dare a tutti l'opportunità di fermarsi prima di avere un problema, analizzando attraverso l'intelligenza artificiale e algoritmi avanzati il modo in cui ci rapportiamo alla tecnologia. Un primo passo di una strada nuova. Il Test Rapido arricchisce la digitalizzazione con sostenibilità e inclusione».
A ben vedere, l'uomo contemporaneo, ha quasi sempre un rapporto quasi morboso con il suo telefono
«Certo. Anche il Covid oggi è in tutto il mondo ed è per quello serve una cura. Con la digitalizzazione possiamo per la prima volta giocare d’anticipo, senza attendere il giorno in cui sugli imballaggi degli smartphone dovrà forzatamente comparire la scritta "Un uso eccessivo e non consapevole potrebbe nuocere alla salute"».
Ulteriori step?
«È già pronta l'opzione, anche se non ancora attiva, che offre l'opportunità di un confronto. Con dei filtri potremo sapere se ci sono altre persone della nostra età, che fanno il nostro lavoro o del nostro stesso sesso che hanno avuti risultati simili. Il confronto diventa così uno strumento importante per capire l'andamento del fenomeno e come ci relazioniamo con il progresso tecnologico. Oltre ai tre livelli di rischio che già vengono individuati con la versione attuale, l'intenzione è anche quella d'inserire un suggerimento proattivo, una serie di consigli mirati per profilo per migliorare il proprio rapporto con il telefono e con la tecnologia in generale. Lo scopo è dare e tutti l’opportunità di continuare a saltare sulla rete della digitalizzazione con consapevolezza e responsabilità, per coglierne le migliori opportunità».