Un progetto immobiliare contestato e Roberto Carlone se ne va (di nuovo) sbattendo la porta
I sassolini nelle scarpe: l'opposizione di alcuni soci alla costruzione di una foresteria dove accogliere i giocatori che arrivano da fuori cantone. Ma anche le cause civili scaturite da un'assemblea parecchio infuocata
MAGLIASO - Non credete a quelli che vi dicono che il golf è uno sport rilassante. O almeno chiedetelo prima a Roberto Carlone, dimissionario per la seconda volta nel giro di pochi mesi dalla carica di presidente del Golf Club Lugano. Carica, tra l’altro, assunta appena nel giugno 2020, quando era succeduto a Sandro Patuzzo.
Andata e ritorno - Il motivo, lo ha spiegato lo stesso Carlone, nello scritto con cui una prima volta, lo scorso 7 novembre, ritirava le dimissioni presentate la settimana precedente: «Gli eventi accaduti in occasione dell’Assemblea generale dei soci, la gestione e la preparazione della stessa, tutti gli impegni quotidiani relativi alle iniziative di miglioramento e trasformazione del nostro circolo in una visione più moderna ed economicamente più adatta all’evoluzione dello scenario turistico/alberghiero, sono stati per me ragione di carico emotivo e di stress eccessivo, tale da provocarmi uno sconforto e un crollo emotivo totale». Così scriveva, giustificando quindi il ritorno sulle proprie decisioni con il fatto di aver «recuperato le energie e la lucidità mentale necessaria, dopo qualche giorno di vacanza e riposo».
I sassolini nelle scarpe - Queste parole sono riportate, a mo' di cronistoria, in una comunicazione del 25 gennaio scorso ai circa 750 soci del Club. In questa lettera - che ha il sapore del secondo giro di campo - il presidente ha annunciato le sue dimissioni bis e l’uscita da un comitato ormai pelato come un green. Tra i sassolini che si toglie, lui fondatore a Tortona (Alessandria) di un’azienda che disegna e produce scarpe, spicca l’attacco a quella parte del comitato restante che vedrebbe, a suo dire, «nel progetto di un Golf più moderno e aperto, gestito in un’ottica imprenditoriale, una minaccia alle proprie abitudini storiche di favorire amici e parenti». Erano sette nel comitato e in quattro hanno dimissionato. Si dice, per simpatia con il presidente. I restanti tre membri resistono invece alle pressioni. Se non parlassimo di un gioco, diremmo che si tratta di una cosa seria.
Il progetto immobiliare - Tanto seria che vi sono pendenti davanti alla giustizia civile delle cause inoltrate da alcuni soci del Club. Cause, in parte, riconducibili alle decisioni scaturite dall’assemblea del 23 ottobre 2020. Tra le contestazioni, presentate al giudice, spicca la richiesta di sottoporre nuovamente all’assemblea il progetto di stampo immobiliare promosso da Carlone per la realizzazione di una foresteria ai margini del Golf Club. Un progetto di svariati milioni, consistente in una struttura alberghiera da destinarsi ai giocatori che arrivano da fuori cantone. Ma l’investimento immobiliare, secondo i contrari, cozzerebbe da un lato con lo scopo sociale del Golf Club Lugano, che è circoscritto «alla promozione del golf», dall’altro col fatto che il campo è già oggi strapieno. L’idea - secondo quanto abbiamo ricostruito - gode invece dell’appoggio di Silvio Tarchini. Anche lui un abile giocatore. Di golf, s’intende.