A fine anno, in Ticino, la SEM ha registrato 6262 persone. Un quarto degli individui accolti arrivano dall'Asia.
BELLINZONA - «La situazione migratoria odierna, contraddistinta da molta incertezza, non consente di elaborare uno scenario chiaramente prevedibile». A dirlo è il Consiglio di Stato, in risposta a un’interrogazione del deputato della Lega Massimiliano Robbiani.
Per quanto riguarda la situazione attuale, al 30 novembre dello scorso anno in Ticino, «erano registrate dalla Segreteria di Stato della migrazione 6’262 persone, di cui 2'787 in possesso della protezione provvisoria (permesso S), 1'678 ammesse provvisoriamente
(permesso F con o senza qualità di rifugiato), 1'429 rifugiate con permesso B, 358 con permesso N e 10 casi particolari o in attesa di rinvio».
A queste registrazioni svolte a livello federale, «si aggiungono le persone a beneficio dell’aiuto di urgenza – 108 sul territorio cantonale il 31 dicembre 2022 – in quanto non più facenti parte del processo di asilo (decisione negativa o di non entrata in materia)».
Il 24.7% delle persone accolte in Ticino provengono dal continente asiatico, il 22.5% da quello africano. Il 51.4% arriva invece dall’Europa, in particolare dall’Ucraina. «Le persone afferenti al settore dell’asilo sono collocate in una prima fase all’interno dei centri collettivi gestiti su mandato cantonale da Croce Rossa Svizzera Sezione del Sottoceneri (CRSS), a Lugano (Cadro), Paradiso e Arbedo-Castione, nonché presso altre strutture dislocate su tutto il territorio cantonale. Per quel che concerne le persone con statuto S, esse possono invece essere inizialmente ospitate nei centri regionali previsti dal Piano di accoglienza cantonale. Nella seconda fase, le persone vengono alloggiate in abitazioni individuali (appartamenti)».