La richiesta: «Un ruolo più attivo nell’ambito dell’informazione scientifica». E sul PECC: «Obbiettivi raggiungibili già nel 2040»
LUGANO - Il «fiume di notizie false o negazioniste» che invade la rete rischia di avere un peso sulla riuscita o meno della svolta climatica che ci si attende dal Piano energetico e climatico cantonale (PECC). Ne è convinto il WWF che, ora, non nasconde una certa preoccupazione per la comparsa di queste "fake news" anche sui principali quotidiani.
«Sulla stampa scritta ci troviamo ciclicamente confrontati con una pagina a pagamento - sottolinea Massimo Mobiglia, presidente del WWF della Svizzera italiana -. L’uso che viene fatto di questo spazio è quello di diffondere notizie negazioniste che, travestite da inserzioni a pagamento, non vengono verificate dalle redazioni».
Quali sono i contenuti?
«Viene messa dubbio la veridicità del cambiamento climatico così come viene negato che vi siano ragioni antropiche dietro l’aumento del CO2 o una correlazione con il consumo di combustibili fossili. Chi ci sia dietro non è dato saperlo ma supponiamo che si tratti di lobbies del petrolio».
Ci sono però canali tramite i quali questo tipo di notizie prolificano in misura ben maggiore
«I social rappresentano un grosso problema per quanto riguarda la verifica della veridicità delle informazioni che vengono divulgate. Possiamo dire che siano uno dei principali veicoli di disinformazione. Ogni persona dovrebbe riuscire a distinguere autonomamente ciò che è attendibile da ciò che non lo è, ma sappiamo bene come la realtà sia ben diversa».
Insomma, per voi occorrerebbe indirizzare meglio il cittadino tramite un’informazione verificata
«E che sia scientificamente fondata. Da qui nasce la nostra proposta al Cantone di svolgere un ruolo più attivo nell’ambito dell’informazione scientifica sui cambiamenti climatici e le possibili soluzioni. Ad esempio ci piacerebbe vedrebbe una rubrica in tv, che sia almeno settimanale, sulla scorta del “The daily climate show” di Sky news. Si tratta di un nuovissimo programma, della durata di circa 15 minuti ad episodio, che mira a evidenziare la minaccia immediata del riscaldamento globale sul pianeta».
È la prima volta che avanzate una richiesta di questo tipo?
«Sì, anche perché è solo negli ultimi due anni che abbiamo notato questa impennata di fake news che, ora, hanno iniziato a fare capolino anche sulle pagine a pagamento dei quotidiani».
Una campagna informativa mirata potrebbe aiutare a sensibilizzare maggiormente i ticinesi?
«Senza voler colpevolizzare nessuno abbiamo visto che nell’ultimo inverno, nonostante la carenza energetica, non ci sono stati grossi cambiamenti nei consumi. Verosimilmente un’informazione più dettagliata, che sappia offrire un dettaglio completo dei problemi che insorgono consumando energia non rinnovabile e producendo CO2, può portare a un comportamento più virtuoso del singolo cittadino. Il WWF è convinto che, collettivamente, si possa ottenere un buon risultato».
Sempre il Ticino, restando in tema energetico, sembra dover affrontare anche una nuova sfida, quella della carenza idrica che ha un riscontro anche nella produzione dell’energia idroelettrica
«Una delle manifestazioni del cambiamento climatico è la distribuzione diversa delle precipitazioni. Questo è attestato anche dai rapporti e dalle analisi sul clima pubblicati da MeteoSvizzera. Sono scenari paventati già diversi anni fa, che si sono concretizzati, e che vedono precipitazioni concentrate in episodi più “violenti”, seguiti da lunghi periodi di siccità. Siamo noi la causa di tutto ciò. Anche qui abbiamo la possibilità di cambiare lo scenario futuro».
Un Ticino a zero emissioni entro il 2050, come previsto dal Piano energetico e climatico cantonale (PECC), è possibile?
«Noi siamo dell’avviso che questo obiettivo, con un po’ di volontà, possa essere raggiunto anche prima. È per questo che il WWF chiede ai paesi industrializzati di anticiparlo al 2040».