V-Cockpit, l'ambizioso progetto targato Supsi, è pronto. E promette di portare sul mercato un veicolo con mesi d'anticipo
LUGANO - Realizzare una nuova automobile richiede tempo, anche anni. Ma grazie a un visore e alla realtà virtuale, parte del processo potrebbe essere ridotto anche di diversi mesi.
Come? Attraverso il V-Cockpit, un progetto finanziato dall’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione (Innosuisse), e sviluppato dall’Istituto sistemi informativi e networking (ISIN) e dall’Istituto sistemi ed elettronica applicata (ISEA) con l’azienda svizzera Connecta Automotive Solutions.
«L'obiettivo era quello di realizzare un sistema per il design e il prototyping di abitacoli di automobili», spiega Tiziano Leidi, direttore ISIN-SUPSI, «il car-maker, in questo modo, lo può sviluppare e collaudare all'interno dell'ambiente di realtà virtuale».
A chi si occupa della progettazione, in sostanza, viene data la possibilità di «riposizionare determinati elementi dinamicamente per ottenere le posizioni ideali, ma soprattutto può simulare l'abitacolo durante la guida in città o autostrada».
Per realizzare V-Cockpit ci sono voluti due anni. «Sono state sfruttate la tecnologia della realtà virtuale e quella dell'analisi comportamentale combinandole all'interno di un prodotto particolarmente innovativo che ha permesso di collaborare con varie realtà di tipo industriale», sottolinea Sergio Ghirardelli, direttore generale Connecta Automotive Solutions. «Solitamente un ciclo produttivo per realizzare una nuova auto richiede circa 2/3 anni. Con questo progetto si riducono anche di 6/7 mesi i tempi di design, concept e quindi di produzione e costi di ogni nuovo abitacolo. Una nuova macchina può andare sul mercato in tempi molto più brevi».
V-Cockpit non serve solo per la progettazione, ma anche per studiare le reazioni di chi è alla guida.
«Andiamo a misurare il comportamento della persona che si trova nell'auto sia in una situazione statica, quindi a veicolo fermo, sia dinamica, quindi alla guida», spiega Michela Papandrea, docente ricercatrice senior ISIN-SUPSI, «tramite dei sensori wearable, misuriamo a livello fisiologico le performance dell'utente. In termini pratici controlliamo il battito cardiaco verificando i livelli di stress e le performance e monitoriamo lo sguardo riuscendo a capire il livello di concentrazione dell'utente».
Insomma, il futuro è adesso. E, in questo caso, è made in Ticino.