Per l'ex ministro dell'Interno gambiano le condizioni di detenzione equivalevano a tortura.
LOSANNA - La giustizia bernese ha violato i diritti di Ousman Sonko, che si lamentava delle sue condizioni di detenzione. Lo ha stabilito il Tribunale federale (TF). L'ex ministro dell'interno del Gambia è stato condannato due giorni fa dal Tribunale penale federale (TPF) a 20 anni di reclusione per ripetuti crimini contro l'umanità.
Sonko, arrestato nel gennaio 2017, ha iniziato a lamentarsi delle condizioni d'incarceramento nel penitenziario di Bienne (BE) nell'estate del 2018. Queste, a suo dire, equivalevano a tortura. Era rinchiuso 23 ore al giorno, da solo, in una cella con una finestra opaca che si apriva solo parzialmente.
Sonko, che ora si trova nella prigione di Thun (BE), aveva anche sottolineato come tutti i suoi beni erano stati sequestrati e che non poteva quindi comprare nulla allo spaccio del carcere, né avere accesso a prodotti igienici. Infine, non aveva diritto a nessuna visita tranne quella del suo avvocato.
Dopo un ping-pong tra il Ministero pubblico della Confederazione e le autorità bernesi, chiamate a esaminare le denunce presentate dal gambiano, nel maggio 2023 l'Ufficio cantonale per l'esecuzione giudiziaria aveva avviato una procedura di vigilanza. L'interessato è stato informato che non era stato ammesso come parte, ma che poteva chiedere di essere informato dell'esito della sua denuncia.
Contro tale decisione Sonko aveva inoltrato un ricorso, che è giunto fin sul tavolo del TF. Quest'ultimo ha ora ritenuto che "la prassi delle autorità bernesi ha impedito al ricorrente di far valere i propri diritti in materia di accertamento dell'illegittimità delle condizioni di detenzione". I giudici sottolineano che il gambiano aveva diritto a un'indagine immediata e seria sui comportamenti da lui ritenuti contrari alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La causa è così stata rinviata alla giustizia bernese.